La novità più importante del caso Roberta Ragusa – la povera donna scomparsa tra il 13 e il 14 gennaio 2012 all’età di 45 anni da San GiulianoTerme (Pisa), per la cui probabile morte è stato condannato il marito Antonio Logli a 20 anni di carcere con sentenza della Cassazione – riguarda la decisione dello stesso condannato lo scorso luglio: «Antonio Logli continua a proclamarsi innocente e non vuol lasciare alcunché d’intentato», a parlare è il nuovo avvocato difensore, Enrico Di Martino, contattato il primo giorno dell’ingresso in cella dopo la condanna per omicidio volontario. Fin dai primi momenti lavorò al caso a fianco di Roberto Cavani ma ora diviene a tutti gli effetti l’avvocato ufficiale del marito di Roberta Ragusa: «E’ evidente che le azioni che possiamo fare, esaurito il percorso dei gradi di giudizio, sono residuali. Sicuramente ci sono due strade da valutare: il ricorso alla Corte di giustizia europea per i diritti dell’uomo, e il procedimento di revisione del processo. L’uno non esclude l’altro», spiega ancora il legale a La Nazione. Il ricorso, vedendo anche le 50 pagine di sentenza della Cassazione, sembra assai complesso ma con le nuove strategie pronte per la difesa di Logli potrebbero comunque avvenire nei prossimi mesi.
CASO ROBERTA RAGUSA: SPUNTA NUOVA IPOTESI?
Riparlando del caso di Roberta a Pomeriggio 5, è stato riportato di una possibile nuova ipotesi dietro alla morte della povera donna scomparsa letteralmente nel nulla tra il 13 e il 14 gennaio 2012. La tesi non è nuova, è quella di Fabrizio Peronaci (giornalista del Corriere della Sera) che lo scorso 5 dicembre spiegava così su Facebook «La ricerca dei resti di Roberta Ragusa non si ferma. Un gruppo di persone impegnate anche nel mondo del paranormale (spesso consultato dagli investigatori nei casi di gialli particolarmente complessi) dopo aver perlustrato un pozzo nella tenuta Malenotti, distante poche centinaia di metri da casa Logli, ha individuato un nuovo luogo dove potrebbero essere state occultate le spoglie della sventurata imprenditrice di Gello (Pisa). Si tratta, in particolare, di un piccolo casolare abbandonato nella zona di Cascina, sulla strada che porta a Pontedera, a una quindicina di chilometri da Gello». La possibilità che i resti di Roberta siano dentro quel casolare, magari “murata” anni fa, resta solo una tesi ma è stata presa in considerazione durante le indagini prima e durante il processo: «Ipotizzando che il Logli abbia avuto tutto il tempo necessario dalla mattina in cui ha presentato la denuncia della scomparsa della moglie, si presume che abbia avuto anche tutto il tempo per portare via il cadavere, condurlo in una delle tante case abbandonate nella zona, come quella che stiamo attentamente monitorando, e sbarazzarsene», riporta il gruppo investigativo di Peronaci. Al momento dunque non vi sono elementi per riaprire il caso dopo la sentenza definitiva ma forse proprio tramite il nuovo avvocato di Logli si potrebbe pensare a possibili clamorose novità nei prossimi mesi.