Niente nuovo processo per Antonio Logli: per la Corte di Appello di Genova è, infatti, inammissibile l’istanza di revisione presentata lo scorso 5 dicembre dalla sua difesa per la condanna in via definitiva a 20 anni per l’omicidio volontario e distruzione di cadavere della moglie Roberta Ragusa. La decisione non è nuova, risale infatti a dicembre, ma la criminologa Roberta Bruzzone ha esaminato negli ultimi giorni sul suo canale YouTube le motivazioni dei giudici. “Sono molto interessanti gli aspetti messi in evidenza, perché ci mostrano dei paletti che non vanno superati. La revisione è un istituto a cui è molto difficile accedere, perché occorre presentare nuovi elementi, nuove fonti di prova o una lettura sufficientemente affidabile, ma antitetica rispetto a quella oggetto del processo, di elementi già esaminati”, la premessa della Bruzzone.
La criminologa ha spiegato che l’istanza avanzata dalla difesa di Antonio Logli si poggia su due testimonianze e una serie di ulteriori informazioni già note. “Erano finalizzate a mettere in discussione la testimonianza resa da Loris Gozi, il teste chiave, perché smentisce la ricostruzione dei fatti di Antonio Logli”, spiega Roberta Bruzzone. Sono due testimonianze di due persone che avevano condiviso periodi di detenzione con Gozi nel 2016, ma non nella medesima cella. Rivelerebbero che l’uomo “si sentiva in colpa per aver reso falsi dichiarazioni su Logli e l’omicidio Ragusa”.
“LE DUE TESTIMONIANZE NON SONO AFFIDABILI”
I giudici hanno esaminato tali elementi e hanno respinto l’istanza. In particolare, sostengono – come ricostruito da Roberta Bruzzone – che “Loris Gozi difficilmente avrebbe avuto interesse e ragione di confidarsi con due estranei”, ma soprattutto affermano che “difficilmente poteva creare un problema a Logli, con il quale non ne aveva, anzi aveva delle pratiche attivate presso la scuola guida e non avevano problemi”. La criminologa ha ricordato che il teste non si era presentato spontaneamente ai carabinieri, ma aveva parlato con amici e la notizia era arrivata ai carabinieri, che poi lo avevano convocato. “Per i giudici questo è un elemento che depone per la genuinità delle dichiarazioni di Loris Gozi. Poi hanno argomentato una serie di aspetti di natura giuridica e dicono che è totalmente inverosimile che il primo di questi soggetti, dopo aver ricevuto tale confidenza, nonostante fosse amico di vecchia data di Logli (noto fin dalle scuole medie, ndr) e della rilevanza ne ha parlato tre anni dopo”. Anomala anche la versione del secondo testimone tirato in ballo dalla difesa del marito di Roberto Ragusa, che si sarebbe ricordato la confidenza di Loris Gozi dopo aver ascoltato il racconto del primo. “Ti ricordi improvvisamente perché senti un altro? Per i giudici è una roba traballante, quindi non sono testimonianze che invalidano ciò che riferì Gozi”, ha aggiunto la criminologa. La Bruzzone ha proseguito spiegando che secondo i giudici il fatto che ci sia in Italia un numero crescente di persone che scompaiono volontariamente “è irrilevante” e che era stato escluso l’allontanamento volontario nei tre gradi di giudizio, anche alla luce degli elementi raccolti durante le indagini. “Il caso è chiuso e Antonio Logli resterà in carcere fino a quando non sarà scontata la pena”, ha concluso Roberta Bruzzone.