Antonio Logli uccise Roberta Ragusa per un movente economico. Questa la tesi della I sezione della Cassazione, che confermando i verdetti di primo e secondo grado ha messo la parola fine alla vicenda. Secondo i giudici della Suprema Corte la condanna a 20 anni per omicidio volontario della moglie è fondata, e ciò sia sul piano del movente sia su quello della ricostruzione dell’accaduto in base agli indizi emersi. «La Ragusa aveva disponibilità di denaro, derivante dall’attività di gestione dell’autoscuola. Costituisce un dato certo che il Logli, nonostante la lunga relazione con la Calzolaio, non avesse mai inteso separarsi». Quindi è stato confermato lo scenario delle liti legate, oltre alla presenza dell’amante Sara Calzolaio, agli interessi economici. La vittima aveva quote della società e gestiva l’attività di famiglia, quindi «in caso di separazione avrebbero dovuto trovare regolamentazione i suoi diritti di socia e di soggetto coinvolto nella gestione dell’impresa». Lo precisa la Cassazione nelle 50 pagine di motivazioni della sentenza dello scorso luglio sull’omicidio di Roberta Ragusa.
ROBERTA RAGUSA, UCCISA DAL MARITO ANTONIO LOGLI PER SOLDI
La Cassazione nelle motivazioni ha ripercorso quanto accaduto tra il 13 e il 14 gennaio 2012 a casa di Antonio Logli. Mentre la moglie compiva le attività domestiche prima di coricarsi, si era recato in soffitta per parlare con Sara Calzolaio, con cui ebbe tre conversazioni. La scintilla decisiva è proprio questa: Roberta Ragusa ha lasciato l’abitazione «senza indossare altri indumenti, ne prelevare oggetti di qualsiasi tipo, per l’unica spiegazione possibile e ragionevole che fosse stata indotta a ciò da una forte emozione e da un forte timore per la propria incolumità dopo avere avuto la certezza, spiandolo, che il marito avesse ancora una relazione con un’amante e che costei fosse proprio l’amica e collaboratrice Sara Calzolaio». Resosi conto della fuga della moglie per i campi, il marito è uscito a bordo della sua auto fermandosi lungo via Gigli, dove poteva fermarla. Lì è stato visto e riconosciuto dai coniugi Gozi-Gombi. Rientrato a casa, ha preso l’auto della moglie per recarsi di nuovo in via Gigli, dove ha incontrato la moglie, visto che il cane molecolare ha fiutato traccia della sua presenza. «Logli aveva litigato con lei e l’aveva costretta a forza a salire sull’auto, venendo visto e sentito dal Gozi, mentre la Gombi aveva percepito le grida dalla sua abitazione senza poter comprendere da chi provenissero». Il luogo in cui l’ha portata successivamente è ignoto, così come il modo in cui l’ha uccisa e cosa abbia fatto del cadavere.