Roberta Repetto, morta dopo l’asportazione di un neo, senza anestesia perché doveva espiare la sua anima tramite il dolore, all’interno di un istituto olistico dietro al quale si nascondeva una setta. Per la morte della donna, ovviamente, si sarebbero subito mosse le autorità, svolgendo le indagini del caso ed arrivando anche a condannare il medico che ha eseguito l’operazione, senza però condanne per il santone che guidava la setta.
Roberta Repetto andò nel centro per decisione dell’ex marito, e si affidò completamente alla psicosetta. Venne manipolata e traviata, ma secondo il giudice non c’è stato alcun dolo, ma solo colpa, una colpa cosciente e decisa anche dalla stessa Roberta. Il medico è stato condannato a 3 anni e 4 mesi, sospeso ma non radiato dall’albo, sapeva che non poteva operare la donna, né che poteva farlo in una cucina non sterile. Secondo il giudice, tuttavia, non sapevano che Roberta Repetto sarebbe potuta morire per quell’asportazione, non essendo a conoscenza del tumore che si nascondeva sotto il neo. Da due anni, infatti, la donna combatteva contro le metastasi tumorali che si stavano diffondendo il tutto il corpo. La sentenza non ha neanche riconosciuto il reato di circonvenzione di incapace, e neppure di violenza sessuale perché diverse volte lei si sarebbe rifiutata di partecipare alle orge che la setta organizzava.
La sorella di Roberta Repetto: “Sapeva che le avrebbe rovinato la vita”
Durante la diretta di Storie Italiane, per parlare del caso di Roberta Repetto, ha intervistato sua sorella, Rita, che si starebbe opponendo alla sentenza, pur non parlando apertamente di un ricorso per la sentenza. “Volevo fare un commento sulla sentenza”, ha detto in apertura, “l’abbiamo letta e ci stiamo concentrando con i nostri legali. Abbiamo notato una sottovalutazione del fenomeno della manipolazione psicologica“.
“Io chiedo”, spiega la sorella di Roberta Repetto, “se fosse stata lucida, non si sarebbe sottoposta all’intervento sul tavolo della cucina?! Senza dire nulla a noi del suo dolore? Oppure l’ha fatto solo perché era soggiogata dalla volontà di qualcuno?”. Gli interrogativi sul caso sono molti, e per capirne gli antefatti, la sorella ha voluto anche raccontare la vicenda di Roberta dall’inizio. “Mia sorella ha iniziato a frequentare il centro a gennaio 2008 su invito dell’allora fidanzato in un momento di fatica. Decidono di intraprendere questo percorso di rinascita personale nel centro, aperto vicino a casa. Lei si affeziona e rimane colpita da quella realtà, anche se nella prima pagina del suo diario del 2008 scrisse che la prima volta che aveva visto il maestro aveva avuto la netta percezione che quell’uomo le avrebbe rovinato la vita. Andò avanti perché era un momento di difficoltà e fatica. Era una realtà particolare”, racconta ancora la sorella di Roberta Repetto, “e ce n’eravamo accorti, ma ciò che avveniva lì dentro varamene l’abbiamo scoperto solo dalle indagini e leggendo i diari di Roberta”.