Rita, sorella di Roberta Repetto, la donna morta per un melanoma provocato da un neo asportato in un centro olistico di un santone, ha raccontato a Uno mattina in famiglia il calvario vissuto. “L’operazione è stata effettuata su un tavolo da cucina, senza anestesia, dal dottor Paolo Oneda, dirigente medico nonché braccio destro del guru Paolo Bendinelli, che l’aveva plagiata con subdole tecniche di manipolazione mentale. Non hanno fatto alcun esame istologico”. Nel caso in cui ciò fosse avvenuto, infatti, la quarantenne si sarebbe potuta salvare.
Anche dopo l’intervento non è mai stata curata. “Aveva dolori lancinanti, ma come rimedio le davano tisane zuccherate e saune”. Il tutto finché la donna non ha avvisato la famiglia. “Ci ha chiamati e siamo andati a trovarla. Era su un letto di una baracca di legno, senza finestre. Vomitava sangue. Le condizioni erano disperate. Abbiamo dovuto portarla in ospedale con l’inganno, dicendole che dopo qualche esame di accertamento sarebbe potuta tornare nel centro olistico. Prima di alzarsi dal letto ha chiesto il permesso a Paolo Bendinelli. La sua volontà era completamente annullata”.
Roberta Repetto, morta per neo asportato da santone: la testimonianza della sorella
Per Roberta Repetto era ormai troppo tardi: è morta poco tempo dopo, proprio perché il neo asportato nel centro olistico del santone non era stato analizzato. La famiglia aveva provato a salvarla, ma senza esito. “Era una persona intelligente, tanto che era laureata. Aveva le sue idee e le sue volontà, costringendola a tornare da noi avremmo provocato una rottura”, ha raccontato la sorella Rita. “Essere intelligenti non vuol dire non essere fragili, tutti affrontiamo momenti difficili. Il problema è quando si incontrano persone che se ne approfittano. Lei aveva iniziato a frequentare quel posto perché voleva investire sulla sua crescita personale”. Alla fine, però, ha trovato una tragica fine.
Adesso i familiari chiedono giustizia. “Le sentenze del processo non sono state come quelle che ci aspettavamo. Il pm aveva chiesto 16 anni per Paolo Beldinelli, 14 anni per Paolo Oneda e 10 anni per la psicologa che lavorava con loro. Le condanne invece sono state di 3 anni e 4 mesi per il santone e il medico, mentre la donna è stata assolta. Noi accettiamo e rispettiamo la sentenza, che comunque attesta che loro sono gli assassini di mia sorella. Aspettiamo le motivazioni con la speranza che prima o poi possa esserci giustizia”.