Recentemente Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia (dal 2013 al 2017) e attuale eurodeputato del PD per il gruppo S&D, ha parlato con La Nazione dello scandalo europeo detto Qatargate. Ultimamente, infatti, alcuni esponenti del gruppo S&D (tra cui Cozzolino, Tarabella e Kaili) sono finiti in manette, o sottoposti a custodia cautelare, e proprio su quest’ultima, secondo lui abusata dai pm belgi, si è concentrata l’intervista.
“Stiamo preparando un documento da inviare alla presidente Metsola”, spiega Roberti, “per chiedere che sia attivata una vigilanza sulle garanzie da assicurare agli indagati. Fermo restando”, avverte, “la necessità di alzare la barricata contro la corruzione e garantendo le esigenze dell’inchiesta”. Non ci sarebbe, insomma, nulla di male nell’inchiesta in sé secondo Roberti, ma “è il caso di porsi delle domande” sugli eccessi dei magistrati che indagano sul Qatargate. “La custodia cautelare in carcere”, spiega, “deve rispondere a esigenze precise, che sono il pericolo di reiterazione, di fuga e di inquinamento delle prove”, che nella circostanza dell’inchiesta “non mi pare” ci siano.
Roberti: “Le prove su Cozzolino sono generiche ed evanescenti”
Scendendo nel dettaglio della sua accusa, Franco Roberti ha fatto l’esempio del caso Eva Kaili, i cui legali recentemente hanno parlato di “inumanità” nel trattamento che sta ricevendo in carcere. “Accuse non smentite dalle autorità belghe”, spiega, sostenendo che ci sarebbe anche “la questione della figlia. Una bambina di pochi anni privata per mesi di entrambi i genitori. Non ci capisce come mai non vengano concessi i domiciliari”.
Roberti ritiene che Panzeri sia in carcere legittimamente, perché “vi sta scontando la pena patteggiata”, mentre sugli altri provvedimenti decisi dalla procura, “non riesco a darmi risposta, e mi preoccupa”. Su Cozzolino, per esempio, “hanno fatto bene” a decidere per i domiciliari, perché “non c’era nessun motivo di non darglieli”. Infatti, secondo Roberti “se gli indizi sono soltanto quelli indicati nel mandato di arresto europeo”, non sarebbero altro che “elementi di sospetto. Sono generici e quasi evanescenti sul punto in cui si ipotizza che egli abbia venduto la sua funzione in cambio di denaro contante”. Avverte, però, di non sapere, pur dubitando che sia così, se la legislazione del Belgio permetta al magistrato di “omettere di indicare nel provvedimento cautelare alcuni indizi a carico dell’indagato”, perché se così fosse, allora, potrebbero altre prove contro Cozzolino a giustificare l’arresto.