Domani, mercoledì 26 maggio, Netflix alzerà il sipario su “Il Divin Codino“, il film su Roberto Baggio attesissimo per quanto il personaggio è stato amato universalmente dagli appassionati di calcio di tutto il mondo. Diretto dalla regista Letizia Lamartire, la trama ripercorre i 22 anni di carriera del fuoriclasse vicentino, dai primissimi calci al pallone nelle giovanili del suo paese natale, Caldogno, fino all’esordio tra i professionisti nel Vicenza e all’ esordio in Serie A, militando in club come Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia e indossando la maglia della Nazionale con la quale otterrà il terzo posto nel campionato del mondo del 1990 e il secondo in quello del 1994, chiusosi con un suo calcio di rigore fallito nella finalissima contro il Brasile al Rose Bowl di Pasadena. Ci sarà spazio anche per la vicenda umana di Baggio, dal matrimonio con la sua Andreina ai tanti infortuni che ne hanno spesso condizionato la carriera, regalandogli delusioni cocenti come quella dell’esclusione al Mondiale del 2002, come da lui stesso raccontato all’evento di presentazione del film: “Qando mi sono rotto il ginocchio la seconda volta a 35 anni ho pensato di ritirarmi. Il mio sogno era quello di andare ai Mondiali in Corea e Giappone nel 2002. Quando ho subito quell’incidente ho detto è meglio chiudere qua perchè mancavano pochi mesi e mi ero veramente abbattuto. Poi passa la rabbia e quando hai delle persone che ti sanno consigliare intorno cambi la tua visione e torna la voglia di rimettersi in gioco per tornare a sognare ancora.”



ROBERTO BAGGIO: “MAZZONE COME UN PADRE”

Per Roberto Baggio l’idea del film non era stata inizialmente molto stimolante: “Io non volevo farlo perchè alla dine dicevo cosa vuoi che interessi alla gente della mia storia. Grazie alla spinta del mio manager e di mia moglie l’ho fatto. Ero prigioniero della mia timidezza e mi sentivo inutile per una cosa così grande. Pensi sempre che le storie degli altri abbiano più valore.” Si è poi definitivamente ricreduto dopo aver visto il girato e soprattutto dopo aver ascoltato la canzone di Diodato, il cantautore pugliese vincitore del Festival di Sanremo nel 2020, che ha toccato nel profondo l’ex numero 10: “Ho pianto come un bambino sentendo la canzone di Diodato perché sono quelle cose che ti toccano profondamente. Ha scritto una poesia“. Parole di elogio anche per l’attore chiamato ad interpretarlo, Andrea Arcangeli: “E’ stato un professionista incredibile. Mi interpretava al 100% in tutto. Abbiamo parlato diverse volte ma io gli ho sempre detto di stare tranquillo.” Aprendo l’album dei ricordi, Roberto Baggio ha avuto poi parole di grande affetto e riconoscenza nei confronti di quello che è stato il suo ultimo allenatore in una squadra di club, Carlo Mazzone a Brescia. “Sono legato a Mazzone perchè è stata una persona importante che mi ha recuperato in un momento nel quale non trovavo squadra e si è formato un legame sincero e spontaneo. E’ stato come un secondo padre. La gente che viene allo stadio è la parte più sincera del calcio e per questo ho sempre avuto un grande rispetto.”



 

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