Roberto Benigni entra in studio accolto in studio da Fabio Fazio e da un pubblico calorosissimo. “Così sembra già finita”, dice il presentatore dinanzi all’applauso ininterrotto dei fan. È la prima volta che Matteo Garrone e Benigni vanno ospiti insieme a Che tempo che fa. Garrone parla del suo lavoro da regista al fianco del premio Oscar, un lavoro lungo e impegnativo sotto tutti i punti di vista. Ma poi tocca a Benigni, che, rivolto a Fazio, esordisce con la solita irriverenza: “È la trasmissione più bella della Rai, complimenti. Vedrai che prima o poi finisci su Rai 1!”. Una battuta un po’ amara, visto che su Rai 1, Fazio, c’è già stato. Si passa a parlare del film. Per la prima volta, una pellicola diretta da Garrone “finisce bene”. Pinocchio è la storia d’amore per eccellenza, perché è l’amore a far diventare il burattino un bambino vero. A proposito, è stato difficile trovare un piccolo attore disposto a sottoporsi a quattro ore di trucco: “Federico ha avuto una forza di volontà straordinaria”. (agg. di Rossella Pastore)
ROBERTO BENIGNI A CHE TEMPO CHE FA
sarà l’ospite principale, assieme al regista Matteo Garrone, del nuovo appuntamento di questa sera con “Che tempo che fa” su Rai 2: in vista dell’uscita in tutti i cinema (sono più di 600 le sale lungo tutta la penisola, per indicare l’importanza dell’evento) dell’ultimo adattamento di “Pinocchio”, Fabio Fazio ospiterà i due deus ex machina della pellicola che rilegge l’immortale fiaba di Collodi, con il maestro del cinema italiano tornare dietro la macchina da presa dopo il successo di “Dogman” e il 67enne attore toscano vestire gli inediti, almeno per lui, panni di Mastro Geppetto dopo che nel 2002 aveva girato il “suo” di Pinocchio e in cui interpretava proprio il bizzoso burattino di legno. “Torno al pubblico che ultimamente mi è mancato” ha spiegato Benigni che nel corso dell’intervista di questa sera come è probabile non solo parlerà della pellicola di Garrone ma sarà sollecitato pure a dare una lettura degli ultimi avvenimenti di cronaca e politica, come peraltro ha fatto nel tour di interviste rilasciate negli scorsi giorni quando il racconto dell’esperienza sul set di “Pinocchio” è diventata anche l’occasione per allargare lo sguardo su alcuni dei temi universali di cui parla Collodi.
ROBERTO BENIGNI, “PER GARRONE AVREI FATTO ANCHE LA BALENA…”
Raccontando la genesi del film in una lunga chiacchierata col quotidiano “La Stampa” e indicando quali sono le coordinate emozionali dell’opera di Matteo Garrone, Roberto Benigni ha scherzato spiegando che pur di lavorare col 51enne regista romano avrebbe accettato anche il ruolo della balena che compare verso la fine del libro di Collodi: “Adesso mi manca solo la Fata Turchina” ha esordito l’attore toscano, sottolineando come il rapporto con la storia di Pinocchio per lui sia molto forte anche per il modo in cui lui intende la figura di Geppetto: “Lui assieme a San Giuseppe è il padre più famoso del mondo, anche lui adottivo tra l’altro” ha ricordato Benigni: mi ha attratto l’universalità del personaggio e la possibilità di essere diretti da un regista che è un pittore e per me questo Geppetto è come un regalo, il compimento di una carriera” ha aggiunto il Premio Oscar, facendo poi un parallelismo col suo film “La vita è bella”. “Lì ero un padre che le bugie le diceva, qui invece ho cercato di immaginare come poteva sentirsi un papà costretto a correre dietro un fantolino che vuole essere felice mentre tutti cercano di impedirglielo” ha raccontato nell’intervista, spiegando che povero, fame, casa e babbo sono le quattro parole ricorrenti del suo alter ego. E sull’universalità della fiaba di Pinocchio ha concluso: “Si tratta di un libro iniziatico, divinatorio, pieno di metafore e allegorie: Collodi aveva descritto ogni cosa e il suo personaggio sta davanti a noi, con tutti i suoi significati.
“IN GEPPETTO C’E’ MIO NONNO E ANCHE CHARLIE CHAPLIN”
Tra l’altro per Roberto Benigni l’esperienza sul set di Garrone per questa nuova trasposizione cinematografica di “Pinocchio” ha avuto un inizio ben preciso e molto iconico, ovvero il momento in cui il regista capitolino e il suo collaboratore e designer, Pietro Scola, gli hanno mostrato un disegno in cui sostanzialmente si spiegava quale fosse il tipo di Geppetto che avrebbero dovuto portare poi in scena: “Volevano farmi capire come avrei dovuto essere: io l’ho guardato e gli ho subito chiesto chi gli avesse dato la foto di mio nonno” ha scherzato l’attore riflettendo sul fatto che lui ora, pian piano, sta cominciando ad assomigliargli. “Poi pensando a Geppetto e alla sua povertà mi è venuto in mente anche Charlie Chaplin che è il padre di tutte le povertà” ha ricordato ancora Benigni che poi ha spiegato anche perché questo ruolo paterno l’ha affascinato così tanto da accettare la parte nella pellicola. “Il suo amore per il figlio è come una cornucopia da cui escono meraviglie e alla fine riceve il dono più bello, cioè guadagna una vita vera per il suo burattino Pinocchio” ha concluso l’attore, aggiungendo che questo è uno dei motivi per cui il film in uscita il prossimo 19 dicembre è adatto a tutto il pubblico, dai 4 agli 80 anni.