Roberto Bolle, étoile della scala e del mondo, ricorda l’unicità di Carla Fraccigrande maestra che cambiò la percezione del ruolo del ballerino. Era una grade attrice, andava al profondo dei personaggi. E sapeva comunicare con tutti”, ha detto a Il Messaggero. Il loro primo incontro risale al 1998 quando ballarono insieme, a Tokyo e Stoccolma, nel balletto “Lo spettro della rosa” di Michel Fokine. Bolle aveva solo 22 anni: “Mi ha insegnato che per stare in scena serva verità, l’autenticità. E che la tecnica va messa al servizio delle emozioni”. Il loro ultimo incontro è avvenuto lo scorso febbraio durante una master class su Giselle alla Scala. Il ballerino piemontese ha anche ricordato la partecipazione “piena di energia e di ironia” di Carla Fracci al suo programma “La mia danza libero”, a Capodanno 2017.



Roberto Bolle: “Carla Fracci ha messo la tecnica al servizio delle emozioni”

Per Roberto Bolle, Carla Fracci è stata un’artista innovativa, tra le prime a mettere la tecnica al servizio delle emozioni, a recitare oltre che ballare: “Forse non aveva il fisico ideale, quello da “manuale” richiesto a una danzatrice. Le sue gambe, l’arco del piede, non entravano totalmente nei canoni di allora”, ha detto l’etoile a Il Messaggero. Ma nonostante i suoi “difetti” fisici, la Fracci “era stupenda, aveva la luce e illuminava le sue interpretazioni come un’attrice”. Roberto Bolle è molto grato a Carla Fracci per aver portato – con il suo esempio di qualità, poesia e bellezza – l’Italia nel mondo. Il ballerino ha dedicato all’eterna Giselle un commosso post su Instagram: “Grazie per aver ispirato generazioni di ballerini e ballerine, per aver portato la danza italiana ai vertici della danza mondiale, e averla fatta entrare nelle case e nei cuori di milioni di italiani che mai si sarebbero avvicinati a quest’arte. Grazie per la dedizione, la passione, gli insegnamenti”.

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