Roberto Bolle, una carriera costruita sulle cose semplici: “Il segreto? Riposo e disciplina…”
L’Italia pullula di eccellenze in ambito artistico, motivo d’orgoglio nel mondo nei settori più disparati. La scena della danza è ad esempio senza dubbio rappresentata al meglio dalla figura di Roberto Bolle, icona indiscussa del settore. In una recente intervista rilasciata per Il Giornale, l’etoile ha ripercorso diversi aspetti della sua carriera; dal supporto dei genitori alla scalata verso il successo. “Una vita da campione? Il segreto è occuparsi di tutte le parti, di tutti gli elementi: non solo l’alimentazione ma anche il riposo e la disciplina”. Inizia così Roberto Bolle, dallo stile di vita alla base della sua fortunata carriera per arrivare ai sacrifici necessari per arrivare a calcare i palchi più importanti del mondo della danza.
“Avevo 15 anni, durante un provino per Nureyev mi scelse per il ruolo di Tadzio. Me lo ricorderò per tutta la vita; è stato un incontro molto molto importante, estremamente emozionante”. Grazie a Nureyev dunque, Roberto Bolle è partito alla conquista dei traguardi che hanno illuminato la sua carriera, brillando già da giovanissimo. L’etoile ha parlato anche del suo intervento alla Camera nel 2021, spiegando come sia cambiato l’approccio politico rispetto al mondo della danza. “Cosa è cambiato? E’ stato fatto molto, si è aperto un tavolo sulla danza che ha prodotto risultati… So che si sta pensando, lavorando a una riforma del settore, aspettiamo“.
Roberto Bolle, l’aneddoto legato al padre e l’impegno per il sociale: “Andavo in officina da mio padre…”
Nel corso dell’intervista rilasciata per Il Giornale, Roberto Bolle ha anche accennato al ruolo dei suoi genitori, offrendo un particolare aneddoto di quando era piccolo ma già appassionato di danza. “Mio padre, Luigi, era un piccolo imprenditore e aveva un’azienda di riparazioni. Da piccolo andavo in officina, mi divertivo a vedere le auto, come erano fatte. Era un mondo che mi affascinava“. L’etoile, oltre ad essersi imposto nella danza internazionale, ha sempre avuto a cuore diverse tematiche sociali. “Negli ultimi anni tra i miei progetti tanti erano in favore della danza coinvolgendo anche diversi abiti. Oltre al mio impegno per l’Unicef e altre associazioni benefiche“.
Verso il finire dell’intervista, Roberto Bolle ha avuto modo di raccontare alcuni dettagli sull’ultimo impegno professionale al Teatro Arcimboldi di Milano, con uno sguardo anche verso i giovani italiani che approcciano allo studio della danza. “Lo spettacolo per Béjart? L’ho conosciuto brevemente durante un dopo-cena… Mi ricordo il suo sguardo magnetico. Il senso dell’evento artistico? L’idea è scaturita da una collaborazione con il Béjart Ballet Lausanne, incontrato lo scorso anno a Bruxelles dove ero ospite”. Nel merito dello studio della danza in Italia, Roberto Bolle ha invece spiegato: “Ormai le scuole sono migliaia sul territorio: secondo alcune ricerche, i bambini e i ragazzi che studiano danza sono diventati di più rispetto a quelli che giocano a calcio nei club o meno… L’importante è la passione”.