Roberto Bolle, ospite a Cinque Minuti di Bruno Vespa, ha parlato della sua carriera: “Mia mamma mi voleva nuotatore, mentre a 6 anni ho chiesto di fare danza. I primi anni a La Scala sono stati i più difficili, per la nostalgia di casa e la voglia di vivere l’infanzia e l’inizio dell’adolescenza con la mia famiglia. Ero invece distante, a Milano. Ho compreso però subito l’importanza di quella opportunità, che mi avrebbe aperto le porte di una grande avventura”.
Uno dei primi successi più importanti è arrivato quando aveva soltanto 15 anni. “Rudolf Nureyev mi scelse per il ruolo di Tazio in Morte a Venezia. Ero terrorizzato, senza parole. Non lo dimenticherò mai. Per me lui era un idolo della danza e aveva voluto me. È stata una grandissima emozione. Poi sono diventato primo ballerino della Scala. La disciplina lì è tantissima e la si impara fin da bambini. La danza ti dà questo elemento del rigore e dello studio quotidiano come elemento per arrivare al successo. Ricordo la telefonata che feci ai miei genitori in lacrime, per me fino a qualche giorno prima era impensabile”.
Roberto Bolle: “Primi anni alla Scala duri, mi mancava casa”. L’amicizia con Carla Fracci
Roberto Bolle ha ammesso di essere cresciuto tanto nel corso della sua carriera. “Io adesso quando ballo penso molto all’anima, a ciò che riesco a esprimere e a dare al mio pubblico. È qualcosa che si impara. Da giovani si pensa esclusivamente alla tecnica. Con l’esperienza, invece, si cerca e si impara sempre di più a ballare con il cuore”.
Ad essere fondamentali, in tal senso, sono stati anche gli insegnamenti di Carla Fracci, con cui ha lavorato anche in televisione. “Èra una grande maestra. Aveva questo carisma che soltanto i grandi hanno, in scena. Fino all’ultimo aveva una immensa gioia di ballare. Quel giorno abbiamo registrato ed è stata in studio fino all’1.00 di notte. È stata incredibile. All’inizio ero terrorizzato da lei. La prima volta che abbiamo ballato insieme avevo 22 anni. Mi sono ritrovato a ballare con lei in Lo specchio della rosa a Tokyo. Era una grande icona”, ha raccontato.