Roberto Bolle, étoile della danza, ha dialogato con “La Stampa” in occasione del Salone del Libro di Torino, parlando in prima battuta della guerra in corso in Ucraina e della decisione del primo ballerino del teatro “Bolshoi” di lasciare Mosca. Una scelta che Bolle condivide: “Sinceramente avrei fatto lo stesso, perché la situazione è insostenibile. Ci sono ballerini ucraini che sono fuggiti, altri che hanno imbracciato il fucile per andare a combattere. Sono decisioni drammatiche, ma devo dire inevitabili. Non tutti lo possono fare, soprattutto gli artisti russi che lì vivono, hanno famiglie, legami, radici. Non vanno condannati perché non prendono una posizione contro il regime”.



Dal canto suo, però, Roberto Bolle non intende restare con le mani in mano e vuole provare a fornire il proprio contributo danzando a Kiev: “Spero di andarci – ha confessato –. Sono in contatto con il ministro della Cultura: se realizzeremo presto questo progetto, vorrà dire che le condizioni saranno migliorate. La danza e la cultura, l’arte in generale, possono essere un ponte. Un modo per portare la pace e far dialogare popoli diversi. Tutti gli scambi di questo genere sono momenti di apertura. Questo è il significato anche della danza, che eleva l’essere umano, ci rende persone migliori. Piccoli granelli che fanno bene alla nostra anima”.



ROBERTO BOLLE: “CERCO DI ALLENARMI TUTTI I GIORNI PER 7 ORE”

Nel prosieguo della sua chiacchierata con “La Stampa”, Roberto Bolle ha sottolineato di non essersi mai arreso  dinnanzi alle difficoltà, di avere sempre voluto andare oltre, abbattendo muri, provando a essere qualcosa di più, qualcosa di diverso. “Dolore” è “la parola che rappresenta il senso di dedizione, che è un’altra componente importante della mia esistenza, perché essere ballerino e lavorare sul proprio corpo vuol dire raggiungere la bellezza, ma attraverso la sofferenza e la costanza, il lavoro quotidiano. Poi c’è anche il divertimento, che è un altro aspetto fondamentale”. E che non viene meno neppure quando ci si allena 7 ore al giorno: “Sicuramente, più ti alleni, più il tuo fisico risponde. È una macchina che va caricata, soprattutto in vista degli impegni più importanti”.



Quale sarà il futuro di Roberto Bolle? “A 47 anni è inevitabile pensarci. Mi piace moltissimo insegnare e anche quest’anno ai workshop di ‘On dance’ darò lezione. Lo faccio ancora raramente, perché mi concentro al punto da non poter fare troppe cose contemporaneamente. Trovo giusto tramandare ai ragazzi quello che in tanti anni ho appreso”.