È un vero e proprio giallo – per ora – del tutto inspiegabile quello che riguarda il 61enne Roberto Bolzoni, brutalmente ucciso mentre si trovava nella sua auto a pochi passi dall’abitazione che condivideva con la moglie a Lodi lasciando dietro di sé diversi dubbi al vaglio degli inquirenti: attualmente il fascicolo d’indagine è stato mosso con l’ipotesi delituale di omicidio, ma sembra che non presenti ancora nomi nell’elenco degli indagati e che tutte le possibili piste restano aperte; mentre l’intera comunità lodigiana si è stretta nel cordoglio per la morte di Roberto Bolzoni che era piuttosto noto nell’area e benvoluto da chiunque lo conoscesse.
Partendo dal principio, l’ultimissima informazione certa su Roberto Bolzoni è che la scorsa domenica attorno alle 17:30 avrebbe accompagnato la moglie al lavoro prima di far perdere completamente le sue tracce per le successive 36 ore: solamente martedì – con la moglie che assicura di non averlo visto o sentito per tutta la giornata di lunedì – l’auto del 61enne con il corpo senza vita all’interno sarebbe stata notata nel parcheggio di piazza Omegna dove era solito lasciarla e da lì è scattato un vero e proprio giallo.
Cos’è successo a Roberto Bolzoni: il 61enne trovato morto nella sua auto a Lodi
Nonostante inizialmente gli inquirenti di Lodi abbiano vagliato l’ipotesi del suicidio, alcune incongruenze sulla scena del crimine li hanno spinti a percorrere la ben più complessa strada dall’omicidio: tra queste – in particole – è singolare che l’auto di Roberto Bolzoni fosse stata chiusa dell’esterno e che le chiavi siano sparite nel nulla assieme al cellulare dell’uomo; mentre ha destato anche non pochi sospetti il fatto che all’interno dell’abitacolo non sia stata trovata l’arma del delitto, ma solamente un coltello – probabilmente di sua proprietà – che non sarebbe compatibile con le ferite.
Attualmente – appunto – gli inquirenti starebbero vagliando tutte le strade per la misteriosa morte di Roberto Bolzoni e pare che le telecamere di sorveglianza non possano aiutare a sciogliere i loro dubbi dato che nessuna punta direttamente sul parcheggio; ma mentre si ipotizza che quasi certamente conoscesse il suo aggressore dato che l’auto non presenta segni di colluttazioni (ipotizzando che sia stato lui stesso a farlo salire sull’abitacolo), si segue anche la pista del cellulare agganciato l’ultima volta ad una cella della vicina Cascina Codazza nella quale era solito andare a parcheggiare.