Roberto Castelli, Ministro della Giustizia dei Governi di Silvio Berlusconi, ha commentato in una intervista a La Verità la riforma di cui si sta discutendo ormai da tempo. “In un quarto di secolo, la giustizia italiana non ha fatto un solo passo in avanti. Il Paese è ancora malato, per via della tendenza insopprimibile della magistratura ad invadere gli spazi della politica. La deriva antidemocratica delle toghe è ancora sotto gli occhi di tutti. Per questo dico a Nordio: tieni duro”, ha affermato.
La sensazione dell’esperto è che il Governo di Giorgia Meloni non sia intenzionato a seguire l’accelerazione dell’attuale Ministro su temi come il concorso esterno e l’abuso di ufficio per evitare la guerra coi magistrati. “Nordio conosce benissimo quel mondo, mentre la Premier si sta rapidamente democristianizzando, con uno scatto da centometrista verso il centro. Non so se gli consentirà di fare una riforma vera. Avrei voluto essere una mosca, l’altro giorno, per sentire che cosa ha detto Mattarella alla Presidente del Consiglio”, ha sottolineato.
Roberto Castelli: “Meloni sta frenando su riforma della Giustizia”. Il parere dell’ex Ministro
Roberto Castelli da parte sua ha ammesso che, se fosse ancora Ministro della Giustizia, andrebbe avanti con una riforma massiccia. “Proporrei di cambiare due o tre frasi della Costituzione: serve la separazione delle carriere, interverrei sull’obbligatorietà della funzione penale, che è una finzione, e poi bisogna riformare il Csm, perlomeno sulla funzione disciplinare. Non sarebbero azioni rivoluzionarie: si tratterebbe solo di allineare la Costituzione alla storia delle grandi democrazie occidentali”, ha dichiarato.
Da storico esponente della Lega Nord, adesso non condivide il silenzio del partito sul tema. “Spero che si allinei a Nordio, anche perché il momento è favorevole. La sinistra non è mai stata così fiacca. Non ci sono più i punti deboli sulla giustizia legati alla figura di Berlusconi, di cui sono fiero di essere stato amico. E poi i cittadini iniziano a capire chiaramente che certe toghe sono andate oltre il loro recinto. Come si dice oggi, ‘se non ora quando?’”, ha concluso.