La terza dose del vaccino anti-Covid si è dimostrata essere necessaria dopo l’ennesimo studio del caso Israele che ha portato diversi stati a ricorrere al richiamo del siero. A sottolinearlo ancora una volta è il direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma Roberto Cauda, che in un’intervista per Il Messaggero ha evidenziato la necessità di ricorrere a una nuova vaccinazione per tornare alla normalità: “Se l’immunità tende a scendere avremo un numero maggiore di infezioni e quindi nuove ondate. Se vogliamo avere una vita normale, continuando a usare le consuete misure di sicurezza, il vaccino è l’unica mossa vincente“.
Cauda ha spiegato poi il perché di una nuova vaccinazione dopo aver seguito con attenzione le mosse di Israele: “Noi abbiamo uno straordinario laboratorio del mondo che è Israele. In questo Paese nella primavera scorsa si è raggiunta una percentuale piuttosto elevata di vaccinazioni. Poi si è osservato un cedimento della vaccinazione in termini di protezione soprattutto nei confronti delle infezioni e anche della malattia. Questo ha portato inizialmente Israele a fare una sperimentazione sugli over 60, che ha dimostrato come una dose suppletiva fosse in grado di riportare l’immunità e quindi la protezione a livelli elevati. Dunque, sulla base di questi dati, si è deciso di vaccinare in maniera estensiva tutta la popolazione”.
Roberto Cauda: “Effetti collaterali conosciuti, vaccino mossa vincente”
Il direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma Roberto Cauda, nel corso dell’intervista rilasciata a Il Messaggero, ha poi ribadito: “Ci sono studi che hanno mostrato come in maniera differenziata – di più per i vaccini tipo adenovirale, ossia Astrazeneca e Johnson and Johnson, un po’ meno per quelli a rna – ci sia una progressiva caduta dell’immunità nel tempo. E questo ha portato a identificare in sei mesi la necessità dell’ulteriore dose“. L’infettivologo poi ha sottolineato: “Finora sono stati vaccinati milioni e milioni di individui e si è visto che la capacità immunogenica del sistema immunitario con due dosi, o con una nel caso di J&J, non è stata tale da poter conferire una immunità duratura nel tempo. Ma non lo sa nessuno al mondo se con la terza dose si chiude la partita, oppure si dovranno eventualmente effettuare periodici richiami”.
In molti ancora non si sono sottoposti alla vaccinazione per timore degli effetti collaterali. A questi Cauda dice: “Sia i dati di Israele, che in questo momento sono i più completi, sia quelli che si stanno già osservando in Italia, dimostrano che sono tutti effetti prevedibili, non c’è nulla di così grave, anzi sono gli effetti della prima e della seconda dose. C’è chi magari ha avuto un po’ più di febbre, un po’ più di dolore, qualcuno potrebbe aver avuto qualche effetto maggiore, però siamo nell’ambito della normalità“. Poi l’allarme: “Se non si rivaccinassero in tanti avremmo un numero maggiore di infezioni e nuove ondate. Questa è un’infezione nuova, dobbiamo adattare le nostre mosse a quelle del virus, che intanto è cambiato. In questo momento, la mossa vincente, quasi fosse una partita a scacchi, è quella di giocare la terza dose”.