Il grande Roberto Ciufoli, conduttore, attore teatrale e comico, è stato ospite stamane negli studi di Weekly, su Rai Uno. Le sue prime parole sono state sugli esordi nel mondo della tv e del teatro: “Il primo spettacolo l’ho fatto con una compagnia molto numerosa, l’Allegra brigata e questo avveniva nel 1981. Da lì poi è venuta fuori ‘La premiata ditta’. Ma il mio inizio vero e proprio è stato qualche anno prima, facevo gli scout e facevamo le scenette al fuoco. Li ho mosso i primi passi, poi ho iniziato a scrivere delle cose e da li ho capito che vi era interesse, poi è arrivato il teatro… Io mi son trovato dentro – ha aggiunto Roberto Ciufoli – non era una cosa a cui pensavo da piccolo. Io volevo fare il bambino da grande ed ho continuato ad esserlo”.



Sulla Premiata Ditta: “Un momento in cui ci siamo detti che ce l’avevamo fatta? Quando dopo che eravamo andati in onda con il programma che ci ha lanciato “Pronto chi gioca” con regia di Boncompagni, l’inizio alla conduzione di Magalli e la Bonaccorti che conduceva. Dopo una settimana/dieci giorni ci siamo trovati in un Autoagrill e quello del bar ci ha detto ‘Guarda chi c’è’, li abbiamo capito che stava succedendo qualcosa”. Sul teatro, Roberto Ciufoli ha aggiunto: “Il teatro è la mamma, con lui ho iniziato nel 1981 e non l’ho mai abbandonato, mai saltata una stagione. Abbiamo continuato con La premiata ditta di pari passo alla tv. Io non l’ho mai lasciato anche quando ho lasciato La premiata ditta”.



ROBERTO CIUFOLI: “COSA MI FA RIDERE? LA VITA IN GENERALE”

Quindi ha aggiunto: “Cosa mi fa ridere? La vita in generale, ti offre sempre possibilità per vedere un lato che è nascosto, appena celato. Anche quando non c’è da ridere puoi trovare il modo per farlo e quello è il grande segreto ma non lo dico io è una regola da seguire. E lo provo con i miei figli – ha proseguito e concluso Roberto Ciufoli – ne ho uno di 27 anni e uno più piccolo di 6 anni, mi riproduco ogni 21 anni. Al piccolo quello che cerco di trasmettere è che si goda il fatto di essere piccolo e di rimanere piccolo, mi offre la fortuna di guardare le cose sempre da quell’altezza. I bimbi quando giocano sono seri ed è quello che poi facciamo in scena noi”.

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