Mancano due mesi alle elezioni politiche, gli schieramenti restano tutti da definire, ma secondo Roberto Esposito una certezza c’è: la sinistra ha bisogno di un vero leader. Intervenuto ai microfoni de Il Fatto Quotidiano, il filosofo della politica ha spiegato che sarebbe scorretto definire il Partito Democratico un partito di sinistra: “Con Enrico Letta il Pd è diventato nitidamente un partito di centro e riformista con sensibilità avanzate verso le battaglie per i diritti civili”.
Roberto Esposito ha evidenziato che il filone progressista dei dem non è così forte da spingere il Pd a occupare l’area della depressione economica, della marginalità sociale. “Finora la sinistra che abbiamo conosciuto è stata quella fragilina di Leu. Speranza ha fatto benino il ministro della Salute ma ancora mi pare debole, insicuro. Il problema più grande è che la sinistra non ha classe dirigente nella periferia. Il Pd è premiato perché la sua rete di amministratori è solida. Dietro Bersani invece chi c’è?”, la sua considerazione. E da qui arriva lo spunto destinato ad accendere il dibattito…
ROBERTO ESPOSITO: “ALLA SINISTRA SERVIREBBE LANDINI”
“Servirebbe uno come Landini. Serve alla sinistra un volto riconoscibile che sappia interpretare le buone ragioni di un voto verso questa parte”, il giudizio di Roberto Esposito. Per il filosofo della politica, il segretario della Cgil avrebbe titolo, storia e competenza per “riunire i cespugli, le forze minori e dare rappresentanza politica”.
Nel corso della lunga intervista, Roberto Esposito si è soffermato anche sull’operato di Mario Draghi da primo ministro. Per l’esperto, l’ex presidente della Bce “è un impolitico al pari di Conte”: “E ambedue hanno sbagliato a misurare i passi. Credo siano andati oltre le proprie intenzioni. Ciascuno oltre. L’esito è sconfortante”. Ma il professore avrebbe preferito avere Draghi a Palazzo Chigi ancora per un po’: “Temo gli sviluppi, perciò con tutte le virgolette possibili mi stava bene Draghi”.