Si chiama Roberto Fiacchini, è il figlio adottivo di Renato Zero e di recente è finito nel bel mezzo della bufera mediatica poiché accusato – in una denuncia presentata da sua moglie Emanuela Vernaglia nell’aprile del 2013 e poi ritirata – di violenze. Renato Zero e Roberto Anselmi Fiacchini si sono conosciuti quasi per caso, in un incontro più che fortunato, ripercorso dal cantante in un’intervista rilasciata in occasione dei suoi 60 anni: “Ero al cinema, e noto questo ragazzino. Era pettinato come Barth Simpson. E mi regalò un pupazzetto di Barth Simpson. Mi raccontò – rivela Renato Zero – la sua storia: il padre era morto, la madre malata. Sono sempre stato vicino ai ragazzi degli orfanotrofi. Cominciai a seguire Roberto. Quando fu possibile, lo adottai”.
Roberto Fiacchini, figlio Renato Zero: “sono riuscito a ricreare una famiglia numerosa”
La vita di Renato Zero è cambiata da quando ha incontrato Roberto Fiacchini, che è stato il suo inseparabile bodyguard, fino a quando, nel 2003, non è stato adottato dal divo. Anche se single, Renato Zero ha potuto procedere all’adozione poiché Roberto Fiacchini, all’epoca dei fatti, era maggiorenne: “la legge consente anche ai single di adottare, se il figlio è maggiorenne e non ha più i genitori”, ha precisato il cantautore romano, che qualche anno fa, proprio grazie a Fiacchini, è diventato nonno di due nipotine: “Roberto si è sposato con Manuela e hanno due bambine”, ha spiegato il divo a Il Corriere della Sera. “La grande si chiama Virginia, la piccola Ada, come mia madre. Fare il nonno – ha aggiunto poi – è delizioso. Fare il padre è più difficile. Ma a poco a poco sono riuscito a ricreare una famiglia numerosa, come quella in cui sono cresciuto.
“Nessuno può permettersi il lusso di giudicare”
Diverse volte, Renato Zero ha parlato della sua paternità di Roberto Anselmi Fiacchini e di come l’adozione che gli abbia cambiato la vita: “Per me famiglia – ha spiegato il cantautore a Tiscali spettacoli – vuol dire qualunque nucleo in grado di dare solidità e continuità. La differenza la fa la quantità d’amore non l’appartenenza ai generi sessuali. Ho adottato un figlio – ha precisato il divo – perché non volevo restare solo, non l’ho condizionato, ho due nipoti meravigliosi. Perché questo deve essere un problema? Nessuno deve permettersi il lusso di giudicare”. La scelta di Renato Zero, in passato, è stata al centro di numerosissime polemiche: “Ho sempre desiderato qualcosa di mio, anche se non si sarebbe potuto trattare di trasmissione di Dna; volevo che ci fosse una continuazione, che si potesse garantire a qualcun altro l’appoggio, la complicità, l’affetto”.