Dopo che il Tribunale di Sorveglianza di Milano gli ha concesso gli arresti domiciliari, Roberto Formigoni ha lasciato il carcere di Bollate dove aveva fatto il suo ingresso poco meno di 5 mesi fa. L’ex governatore della Regione Lombardia, stando a quanto riportato da “Il Corriere della Sera”, sconterà il resto della pena – ha una condanna definitiva a 5 anni e dieci mesi di carcere per corruzione – a casa di un amico medico che si è proposto di ospitarlo nella sua abitazione di Milano e di fornirgli “l’aiuto necessario sotto il profilo economico”. Oltre all’ammissione di responsabilità di Formigoni e alla presa d’atto della cosiddetta “collaborazione impossibile”, i giudici hanno valorizzato anche il “basso profilo” tenuto da Formigoni in carcere con i detenuti che, in quanto ex politico, gli hanno fatto molte richieste. (agg. di Dario D’Angelo)



I GIUDICI, “ROBERTO FORMIGONI HA COMPRESO I SUOI SBAGLI”

Secondo i giudici del Tribunale di Milano, Roberto Formigoni «ha riletto la sua vicenda comprendendone gli sbagli, a partire dalla sua amicizia con Dacco’, comprese le vacanze in yacht»: lo scrivono i giudici di Sorveglianza nel documento di scarcerazione per concessione dei domiciliari, come richiesto da oltre 5 mesi dagli avvocati dell’ex Governatore. Il procuratore generale in udienza, riporta l’Ansa, si è detto favorevole alla scarcerazione nonostante la legge Spazzacorrotti: per Formigoni comunque, condannato in via definitiva sul caso Maugeri, anche se lo volesse ora non vi sarebbe più «spazio per collaborare». Proprio su questo punto, spiega il Corriere della Sera, il pg Balice si è detto disponibile ai domiciliari per via della «collaborazione impossibile» che permette per legge di concedere i benefici penitenziari «anche ai condannati per reati di mafia o di terrorismo quando i giudici accertano che non possono più fornire elementi utili alla giustizia». In un tweet l’ex compagno di partito in Forza Italia, Maurizio Lupi, ha così commentato la novità di giornata: «Formigoni ai domiciliari. Sono contento per Roberto, è una scelta corretta, che nulla toglie alle mie perplessità sulla sentenza, ma che almeno fa giustizia di una inutile afflizione aggiuntiva per un uomo di 72 anni, che anche in carcere ha dato testimonianza della sua umanità».



L’EX GOVERNATORE ESCE DAL CARCERE

Secondo quanto riportato dal settimanale Tempi sul proprio portale online, Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso questa mattina a Roberto Formigoni di scontare il resto della pena agli arresti domiciliari e non più nel carcere di Bollate: lo scorso venerdì l’ex Governatore della Regione Lombardia, condannato per corruzione all’interno del caso Maugeri, aveva chiesto la revoca del carcere e il trasferimento ai domiciliari contestando la retroattività della Legge Spazzacorrotti per la quale ha già scontato mesi di galera in quanto anche gli ultrasettantenni devono scontare quel tipo di pena se condannati per reati comprendenti l’ambito della corruzione. Gli avvocati difensori fin dal primo giorno di carcere hanno contestato la decisione dei giudici e l’applicazione della Legge Spazzacorrotti e oggi, dopo la detenzione che dura dal 22 febbraio, è giunta la notizia dell’accoglimento di tale richiesta a seguito dell’udienza tenuta con lo stesso Formigoni venerdì scorso in Procura.



FORMIGONI AI DOMICILIARI: PG DÀ OK AL VOLONTARIATO IN CONVENTO

«Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha già tutti gli elementi per decidere, senza dover attendere il giudizio della Corte costituzionale», è stata la tesi riportata lo scorso venerdì dagli avvocati di Formigoni – Mario Brusa e Luigi Stortoni – davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza. «La legge impone al giudice ordinario di dare una interpretazione della norma consona alla Costituzione, il giudice deve stabilire se la norma è retroattiva o meno», hanno spiegato ancora i legali difensivi dell’Ex Presidente lombardo. Non solo, La Corte costituzionale ha in diverse sentenze, già dal 1997, affermato che se l’interpretazione è dubbia, come nel caso dello spazzacorrotti, l’eccezione di incostituzionalità è inammissibile, trattandosi di una questione di stretta interpretazione della norma. Non essendoci una giurisprudenza univoca il giudice ha il dovere si decidere con una lettura costituzionalmente orientata», hanno concluso i due avvocati nella lunga requisitoria di venerdì. A corredo della richiesta, Formigoni – che si è detto dispiaciuto dei propri comportamenti e si è “conformato” alla condanna – ha richiesto di poter fare volontariato in un convento di suore per tutto il resto della pena (fino a metà 2023), una volta concessi di domiciliari: il Pg ha già dato parere favorevole e questa mattina, con l’accoglimento del Tribunale, la sentenza diventa definitiva.