Dopo che negli scorsi giorni si è riaperta la possibilità che Roberto Formigoni possa scontare ciò che resta della pena dovuto alla condanna sul Caso Maugeri ai domiciliari invece che nel Carcere di Bollate (Milano), la novità di giornata rappresenta quanto riferito dallo stesso ex Presidente della Regione Lombardia sentito dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano in merito alla richiesta dei domiciliari. Smagrito e segnato dai giorni passati dietro alle sbarre, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Formigoni avrebbe raccontato ai giudici di aver accettato la condanna, elemento di fatto indispensabile per poter ottenere i benefici penitenziari. «Mi conformo alla sentenza. Comprendo il disvalore dei miei comportamenti», avrebbe detto l’ex senatore di Alternativa Popolare davanti alla corte riunita per dirimere, nei prossimi giorni, la concessione o meno dei domiciliari fino a fine pena, ovvero giugno 2023.
FORMIGONI CHIEDE DI POTER FARE VOLONTARIATO
Se i giudici accoglieranno la richiesta di Roberto Formigoni, allora l’ex Celeste potrà lasciare il carcere per poter proseguire la detenzione in un’abitazione da lui già indicata tramite gli avvocati difensori: non solo, ha chiesto in Aula, se fosse possibile, effettuare ore di volontariato in un convento di suore per il resto della pena, benefici compresi. Entro lunedì è prevista la decisione del Tribunale che dovrà valutare nello specifico la richiesta dei difensori Mario Brusa e Luigi Stortoni di scardinare la legge Spazzacorrotti che di fatto spedito in carcere l’ultra 70enne Formigoni condannato per corruzione. Come spiega il Corriere della Sera, gli avvocati puntano a scardinare il divieto passando attraverso il principio di non retroattività della norma penale come ricordato dallo stesso Formigoni poco prima di entrare in carcere a Bollate. In sostanza, i reati per i quali l’ex Presidente lombardo è stato condannato sono avvenuti prima della legge di marca M5s e per questo motivo viene richiesto che possano essere conferiti i benefici che spettavano ai condannati per quel tipo di reati prima dell’entrata in vigore della Spazzacorrotti. Da ultimo, ricorda l’Agenzia Ansa, i legali difensori hanno richiesto la “collaborazione impossibile’, ovvero la norma che permette di concedere i benefici penitenziari anche ai condannati per reati di mafia o di terrorismo qualora i giudici accertano che non possono più fornire elementi utili alla giustizia.