Ancora Formigoni e ancora Procura di Milano, questa volta dalla Corte dei Conti: un nuovo affondo contro l’ex Presidente della Regione Lombardia, da tre mesi esatti in carcere per la condanna di corruzione, è giunto questa mattina con la richiesta di risarcimento per 60 milioni di euro per «danno erariale». Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la Procura lombarda della Corte dei Conti ha chiesto a Formigoni e a tutti gli altri imputati nel procedimento sulla vicenda dei finanziamenti erogati dalla Regione alla Fondazione Maugeri la richiesta di risarcimenti fino all’anno 2011. Per quella vicenda l’ex Celeste è stato condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere, da scontare nel carcere di Bollate: il procuratore Salvatore Pilato davanti alla prima sezione della Corte dei Conti sarà depositata nelle prossime settimane. In aula i sostituti procuratore della Corte dei Conti hanno ricostruito l’intero decorso del risarcimento, come “coda” del giudizio penale emesso tre mesi fa con la condanna definitiva.



FORMIGONI, NUOVO AFFONDO DAI PM

«Formigoni e gli altri imputati avrebbero fatto parte di un sodalizio di persone fisiche a cui sarebbero stati retrocessi quei circa 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici erogati dalla Regione Lombardia»: il tutto, a titolo di «funzioni non tariffabili» nei confronti della Fondazione Maugeri della sede di Pavia, come rilevano ancora i pm contabili secondo il report dei colleghi del Corriere della Sera. Oltre a Formigoni, gli altri imputati chiamati a dover risarcire la cifra monstre di 60 milioni di euro complessivi, sono l’ex direttore finanziato di Maugeri Costantino Passerino e i cosiddetti “collettori della tangenti” a favore di Formigoni, ovvero Pierangelo Daccò e l’ex assessore lombardo Antonio Simone. «L’impianto accusatorio della Procura della Corte dei Conti – ha detto il pm Grasso nella requisitoria di questa mattina – si basa in buona parte sulla ricostruzione accusatoria fatta dalla Procura ordinaria. In particolare riguarda la concessione di finanziamenti pubblici a titolo di «“funzioni non tariffabili” che in parte sono stati utilizzati per remunerare le prestazioni rese dalla struttura sanitaria, e in buona parte, per circa 60 milioni, sono stati retrocessi alle persone fisiche, che fanno parte di un sodalizio». Quando già in fase cautelativa negli scorsi mesi a Formigoni furono sequestrati 5 milioni di euro dalla Procura regionale della Corte dei Conti, l’ex Governatore aveva commentato «Senza pensione vivrò d’aria», avendo lui rinunciato da tempo ai vitalizi politici.

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