LE TAPPE DEL PROCESSO A ROBERTO FORMIGONI

«Il film non mi è piaciuto»: è caustico il commento di Formigoni al docufilm in onda questa sera su “Nove” alle 21.25 dal titolo “Il celeste – Roberto Formigoni. L’ascesa al potere, il declino, il carcere e la rinascita”. Le parole dell’ex Presidente di Regione Lombardia, sentito da “Affari Italiani” nella giornata del 4 gennaio, commentano il biopic in esclusiva su Discovery+ e “Nove” in particolare sulla ricostruzione assai critica in merito alle vicende giudiziarie che hanno portato alla condanna in Cassazione per corruzione nel febbraio 2019 (a 5 anni e 10 mesi, ormai prossimi a terminare). Molto nutrito il “parterre” degli ospiti che intervengono nel docufilm, in particolare modo i detrattori e gli oppositori (Marco Cappato, Giuseppe Civati, David Parenzo solo per citarne alcuni) che fin dagli inizio della carriera politica avevano osteggiato il Governatore lombardo nato all’interno del movimento di Comunione e Liberazione e uscito dalla vita politica dopo le ben note vicende dei processi sul caso Maugeri.



Roberto Formigoni sta finendo di scontare la condanna in Cassazione di 5 anni e 10 mesi per corruzione: dopo i 5 mesi passati nel carcere di Bollate (per effetto della Legge retroattiva “Spazzacorrotti” del Movimento 5Stelle, poi considerata solo successivamente come “incostituzionale” dalla Consulta) sta ora terminando in domiciliari in un appartamento in Corso Sempione e Milano.



Secondo quanto emerso nelle motivazioni della condanna, vi sarebbe stato un sistema in Regione Lombardia basata sulla corruzione attraverso la distrazione di fondi destinati alla sanità lombarda da Fondazione Maugeri di Pavia e San Raffaele a Milano: questo “sistema” avrebbe fatto ottenere benefit di lusso pari a 6,6 milioni di euro (tra cui yacht, vacanze e cene) al 4 volte Presidente di Regione Lombardia, in cambio di favori e rimborsi non dovuti ai due enti sanitari pari a circa 200 milioni di euro. Le vicende giudiziarie raccontate nel docufilm hanno inizio con le indagini della Procura di Milano sul periodo 1997-2011: si parte con l’arresto dell’ex assessore regionale alla Sanità della Lombardia Antonio Simone, l’affarista Pierangelo Daccò, dirigente della Fondazione Maugeri Costantino Passerino, il direttore amministrativo e il consulente della Fondazione, Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo.



Da quegli arresti per “distrazione di fondi alla Sanità”, si arriva nel giugno 2012 al coinvolgimento di Roberto Formigoni, all’epoca ancora Presidente lombardo: 2 le ipotesi di reato contestate a Formigoni, la prima è “corruzione per la somma dei benefit ricevuti da Daccò” e la seconda è invece “finanziamento illecito per oltre mezzo milione di euro relativi alle elezioni regionali 2010”. Il processo scatta poi nel maggio 2014 contro sostanzialmente Simone e Daccò in quanto presunti “collettori delle tangenti” e Formigoni come presunto “corrotto”.

Da innocente dichiarato fin dall’inizio del processo, il 22 dicembre 2016, Roberto Formigoni viene condannato a 6 anni di carcere per corruzione, dalla decima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Gaetano la Rocca. Oltre a Formigoni, condannati Daccò a 9 anni e 2 mesi di reclusione, Simone a 8 anni e 8 mesi di carcere, Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della ente con sede a Pavia a 7 anni, e Carlo Farina, imprenditore, a 3 anni e 4 mesi e 2 mila euro di multa. Nel settembre 2018 la condanna in Appello alza la pena a 7 anni e 6 mesi, mentre nel febbraio 2019 arriva la definitiva condanna con riduzione a 5 anni e 10 mesi di carcere: il 22 febbraio, spontaneamente, Formigoni si reca in carcere di Bollate per i primi 5 mesi di detenzione.

ROBERTO FORMIGONI DOPO I PROCESSI: “SONO INNOCENTE, MAI TOCCATO UN EURO”

Con forte contestazione per la detenzione dovuta alla retroattività della Legge Spazzacorrotti appena approvata dal Governo Conte-1, i legali di Formigoni (che continua a dichiararsi innocente) per lungo tempo cercano di ottenere i domiciliari: il 22 luglio 2019 l’ex Presidente di Regione Lombardia ottiene i domiciliari e pochi mesi più tardi la sentenza della Corte Costituzionale dichiarerà incostituzionale la norma di retroattività che imponeva il carcere anche per i condannati a corruzione over 70.

Il lungo iter giudiziario a cui è stato sottoposto Roberto Formigoni – che racconta nel dettaglio nel docu-film in onda oggi sul “Nove”, periodo in cui si reimmerge negli studi sociali e religioni, oltre alle analisi sulla politica contemporanea – si conclude poi lo scorso 11 ottobre 2022 quando il Tribunale di Sorveglianza di Milano decide per l’affidamento in prova ai servizi sociali, abbandonando così gli arresti domiciliari.

A poco più di un anno dal termine della pena stabilita dalla sentenza per il caso Maugeri (condanna definitiva per corruzione), Formigoni ottiene di poter abbandonare la detenzione: l’ex Celeste aveva ottenuto i domiciliari in base al fatto che sussisteva il requisito della «collaborazione impossibile». In sostanza, Roberto Formigoni essendosi sempre professato innocente secondo i giudici non poteva più collaborare per svelare ulteriori dettagli sul caso Maugeri, da qui la possibilità di lasciare il carcere.

Da ricordare, l’istanza per l’affidamento ai servizi sociali Formigoni l’aveva presentata nell’autunno 2020: il caso è stato rinviato diverse volte per via dei ritardi dovuti alla pandemia, anche se va riconosciuto come in questi mesi Formigoni ha potuto comunque beneficiare di alcuni permessi per la buona condotta.

Come richiesto dallo stesso Formigoni, l’ex Presidente di Regione Lombardia insegnerà italiano alle suore straniere che assistono anziani disabili presso la struttura del Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano. «Credevano di distruggermi. La magistratura e tanti politici. Non ci sono riusciti», ha spiegato nella recente intervista a “Gente” l’ex senatore protagonista del docufilm “Il Celeste”.

«Sono innocente. Non mi sono mai disperato. Dio ci mette di fronte a ciò che possiamo affrontare. E poi mi trattavano bene. Il mio compagno di cella, un omicida, mi ha accolto dicendomi: “Presidente, per il bene che hai fatto in Regione, tu qui non alzerai un dito. Niente mestieri, facciamo tutto noi”. Ho ricevuto oltre 4.000 lettere. In tanti, tra i politici, mi sono anche venuti a trovare per chiedermi consigli. La visita più gradita però è stata quella dell’ex vescovo di Milano monsignor Angelo Scola, mio amico d’infanzia», ha sottolineato ancora Formigoni al settimanale.

In una intervista tv a “L’aria che tira” nel giugno 2021, il Celeste aveva raccontato nel dettaglio di aver scontato quasi tutta la condanna senza lamentarsi mai e accettando tutto: «Riconosco di aver subito questa condanna, ma è meglio che non parli del processo. Passaggio dalla gloria al carcere? Io mi sono sempre proclamato innocente e illustrissimi penalisti hanno ribadito che sono stato condannato senza una colpa e senza una prova. Da uomo delle istituzioni e da cristiano ho accettato la condanna, ho accettato anche cinque mesi di detenzione che non avrei dovuto affrontare. Grazie al cielo gli amici non mi hanno dimenticato. Io non ho mai preso una tangente, non ho mai preso un euro e non è stato trovato nulla nei miei conti. Le opere che ho realizzato, invece, sono ancora presenti, funzionanti e molti cittadini lombardi mi sono grati. E molti mi rimpiangono».