In una lunga (lunghissima) intervista rilasciata al Corriere della Sera Roberto Da Crema ha ricordato tutta la sua lunga carriera, iniziata da un semplice aspirapolvere e arrivata fino alla figura quasi leggendaria del ‘Baffo‘, l’alias che lo accompagna ormai da decenni e che l’ha reso uno dei volti più noti delle televendite. “Ho piazzato 600 mila forni, 400 mila scale”, rivendica, “in tv facevo 50, 60 mila vendite al mese” e i famosi orologi Watch hanno venduto “1,7 milioni di pezzi”; ma all’alba dei 40 anni di carriere Roberto Da Crema non è ancora disposto ad appendere il Baffo al chiodo ed è proprio da uno dei suoi nuovi negozi – a Verano Brianza – che riceve il Corriere.
Ma l’origine di tutto (ricorda tornando indietro fino alla sua infanzia) lo deve a “papà Diego [che] faceva i mercati e mamma Anna [che] vendeva bottoni. Nel weekend commerciava il vino del nonno” ed è proprio lì che ha addestrato la sua faccia tosta: “Ci fermano i carabinieri, io metto su una faccia piagnona: ‘papà cerca di darci da mangiare e cerca di vendere di più, lo ha fatto solo questa volta’”, ricorda Roberto Da Crema, “ci hanno lasciato andare via”.
Ma fu la Electrolux a dare il via alla sua carriera: “Porta a porta, vendevo aspirapolvere che diventavano compressori” e ne muoveva cinque o sei al mese, salvo poi la genialata di agganciare una roulotte “alla mia Citroën Squalo e mi sono messo a battere le Feste dell’Unità. Le vendite impennano a 30-40 al mese”. Ed infine, grazie al “dottor Baronio, proprietario di Telecolor” Roberto Da Crema è arrivato anche in televisione: “Mi ha dato uno spazio televisivo [e] da 4-5 pezzi al mese sono passato a 27 in 12 minuti. Sei milioni di lire“.
Roberto Da Crema: “Dopo l’arresto non dormivo e non mangiavo, ero distrutto ma non potevo darlo a vedere”
Per quanto serena, però, la carriera di Roberto Da Crema (ormai diventato a questo punto ‘il Baffo’) non è stata tutta rose e fiori e interrogato sul momento più brutto senza pensarci un attimo risponde “senza dubbio l’arresto” nel 2003, per bancarotta fraudolenta: “Condannato con attenuanti”, ricorda, “ho scontato un anno e otto mesi con la condizionale, pagato una multa da 650 mila euro” ed oggi non ha nessun problema ad ammettere che “ho sbagliato, anche molto”. In carcere – precisamente “a San Vittore” – Roberto Da Crema racconta di aver passato “sette giorni. Piangevo continuamente. Pensavo che lì dentro sarei morto” ma poi (fortunatamente) è arrivata la scarcerazione.
“Temevo mi tirassero i pomodori“, racconta ricordando che il giorno dopo era stato invitato in discoteca a Brescia da Lele Mora, ma seppur “la gente [sia] stata anche troppo affettuosa con me” confessa che “quegli anni sono stati durissimi: fuori non potevo far vedere che ero distrutto [ma] in realtà dentro morivo. Stavo sveglio la notte”, racconta come un vero e proprio fiume in piena Roberto Da Crema, “perdevo peso, pensavo solo a come avrei ritrovato la fiducia della gente” e seppure sia “credente ma non praticante” ricorda che “l’unico posto dove mi sentivo di andare era il Santuario di Caravaggio. Stavo lì ore e ore. Ci vado anche adesso. Oggi va bene – conclude – non ho mollato ma sono stato a un passo”.