VIALLI-MANCINI, I GEMELLI DEL GOL E L’ABBRACCIO CHE VALE UNA VITA

Roberto Mancini non ha ancora voluto commentare pubblicamente la notizia della morte di Gianluca Vialli e lo ben capiamo: un compagna di squadra prima e di lavoro ora, sodali, amici, fratelli, addirittura “gemelli del gol”. Nei fasti dell’Italia di fine Millennio nominare Vialli non era possibile senza Mancini e viceversa: il 10 e la punta, la fantasia e la concretezza, le “bizze” del Mancio e la tenerezza di “Gianlu”. È la storia di un’amicizia che prende lo sport solo come rampa di lancio per andare ben oltre la “mera” intesa sul campo: da qui in avanti sarà difficile non rimanere prigionieri della retorica quando si parlerà di Vialli e Mancini, ma occorrerà una buona dose di profondità per riscoprire come l’amicizia tra Gianluca e Roberto non era solo una “patina” mediatica sulla quale si è costruita tanta retorica in questi anni culminati con l’abbraccio totale alla conquista degli Europei 2021 con la Nazionale. Erano amici, “fratelli” e solo chi ha perso un fratello forse riesce a immaginare cosa stia passando in queste ore il “Mancio” nell’aver appreso della morte del suo “gemello”.



Era preparato, questo sì, dato che il tumore al pancreas che ha colpito Vialli nel 2017 è tornato con due recidive e prima di Natale quel volo in extremis verso Londra per cercare di curarsi aveva già fatto temere una fine vicina. Ma preparati alla morte di un amico non lo si è mai perciò possiamo solo stringersi come popolo attorno al dolore della famiglia di Vialli e a pure quella di Mancini che hanno vissuto in simbiosi larga parte della loro esistenza, dentro e fuori il campo di calcio. Li chiamavano, ai tempi della Sampdoria dei miracolo di Boskov, i “gemelli del gol”: e così lo erano, ma quella fratellanza è rimasta nel tempo anche quando se ne sono andati da Genova per altri imprese. Si sono ritrovati nel 2019 quando Vialli – che aveva già superato la prima fase della malattia – accettò l’invito di Roberto ad entrare nello staff azzurro per la cavalcata poi rivelatasi trionfale verso gli Europei 2021. Inutile ripetersi su quale simbolo suggella questa amicizia, lo abbiamo tutti in mente: Jorginho ha appena sbagliato il rigore della vittoria in finale contro l’Inghilterra a casa loro, nel teatro di Wembley. Saka prende il pallone e centra un fenomenale Donnarumma che quasi non si accorge che siamo appena diventati Campioni d’Europa: ed ecco che Mancini si gira e cerca con gli occhi già lucidi l’amico di sempre, abbracciandolo in un momento che rimarrà per sempre eterno.



L’AMICIZIA TRA ROBERTO MANCINI E GIANLUCA VIALLI

«In quell’abbraccio c’è amore, amicizia, tra di noi, tra noi e gli italiani, è stato veramente qualcosa di speciale»: lo aveva detto Gianluca Vialli qualche mese dopo la conquista degli Europei, ricordando l’amicizia pazzesca rimasta e cresciuta con Roberto Mancini. Dopo la finale persa della Coppa dei Campioni nel 1992 – guardare la Sampdoria oggi e pensare che è stata ad una punizione dal diventare Campione d’Europa fa impressione – la rivincita della vita che ha regalato a questi due “gemelli” un’ultima grande gioia insieme. La storia già l’avevano fatta a Genova con 217 gol in due e lo Scudetto storico del 1990-1991: con la vittoria in Nazionale sono riusciti a recuperare le delusioni di Italia ’90 e la finale di Coppa Campioni persa con la Samp. Ma ripetiamo, l’amicizia tra Vialli e Mancini va ben oltre: al netto di quanta retorica ancora possiamo (ab)usare per raccontarla, limitiamoci a far parlare chi in questo momento è colpito e affranto dall’aver perso un fratello e un amico, anche se lieto – ne siamo certi – di aver avuto una compagnia così in un mondo spesso “arido” come quello del calcio.



«Eravamo ragazzini, poi siamo stati compagni di squadra per tanti anni, nella nostra età più bella. La prima volta ci si incrociava nelle Giovanili, poi siamo diventati legatissimi, nella Sampdoria», raccontava il Mancio a “Novella 2000” lo scorso 21 dicembre, quando già la notizia delle cure di Gianluca Vialli a Londra era stata diffusa. «Vialli da tempo vive in Inghilterra, con la sua famiglia, con i suoi problemi di salute, si sa, ma non smettiamo mai di sentirci, di vederci. La nostra amicizia è una vera fratellanza», continuava Mancini commosso nel ricordare la storia della loro amicizia, «È vero, al di là delle vittorie, la cosa straordinaria che c’è sempre stata tra noi è la nostra amicizia. È una storia che dura da 30 anni, che parla di rispetto l’un per l’altro. Ognuno di noi avrebbe potuto andar via dalla Samp, ma il nostro amore per quella maglia era troppo forte e lo proviamo ancora. Sono stati i migliori anni della nostra vita, a prescindere dall’aspetto sportivo. L’età più bella, la bella stagione». Mancini lo ripeteva sempre, non solo in quella ultima bella intervista a Roberto Alessi, «noi siamo fratelli. È una fortuna aver incrociato la mia vita con la sua, abbiamo avuto le stesse esperienze, le stesse paure, le stesse emozioni, per questo la nostra amicizia non conosce fine. Dire amicizia duratura è un termine riduttivo: io ci sono per lui, lui c’è per me. Con lui condivido il lavoro, condivido i momenti liberi, le cavolate che si fanno da giovani». Intervistato dopo Capodanno dalla Gazzetta dello Sport, Mancini ha parlato del dolore per la perdita di Sinisa Mihajlovic e per la malattia dell’amico Gianluca: «Se n’è andato un 2022 triste, per me molto triste – ha ammesso Mancini – la morte di Sinisa, la malattia di Gianluca. Queste sono le cose che pesano sul cuore: quelle per le quali non puoi fare nulla. Dopo una delusione sportiva, invece, si può sempre rimediare». La tristezza dallo scorso anno si è “traslata” anche in questo inizio 2023 con la notizia purtroppo giunta oggi, giorno dell’Epifania: per chi però come Gianluca Vialli ha testimoniato la bellezza della vita in questi ultimi difficili 5 anni («la malattia non è solo sofferenza, ci sono tanti momenti bellissimi» raccontava in una recente intervista ad Alessandro Cattelan, ndr) salutare tutti il giorno della “manifestazione” è forse il miglior augurio a non rimanere “tristi” davanti alla gioia di una vita vissuta insieme, anche se conclusa. Quella vita che hanno vissuto ad esempio Roberto e Gianluca, ‘gemelli’ per sempre.