Roberto Mancini si è raccontato a 360 gradi ai microfoni del settimanale Tv Sorrisi e Canzoni. Si parte dall’infanzia, quando l’attuale commissario tecnico della nazionale italiana era un bimbo un po’ irrequieto: “La mia maestra si chiamava Anna Maria Bevilacqua – Spiega Mancini – io ero un po’ vivace quando ero piccolo e quindi a scuola qualche volta creavo qualche problema durante le lezioni. Ero poco attento o magari non studiavo molto. La maestra parlò con mia mamma e mio papà ‘La mattina prima di venire in classe, anzichè il latte, dategli la camomilla’, e quindi per un po’ mi diedero la camomilla la mattina. Questa maestra mi voleva veramente bene!”.



Un periodo, quello dell’infanzia, che ha segnato profondamente il tecnico jesino: “Da bambino ho avuto la meningite. Ricordo tutto di quei giorni. E ci ripenso spesso. A 10 anni ero piccolo per comprendere sino in fondo quello che mi stava capitando. Ma quando ho iniziato a capire che ci si poteva moriro, non ho più smesso di pensarci. Ed è andata così”.



MANCINI: “MI APPARVE LA MADONNA IN SOGNO QUANDO…”

Mancini racconta di essere una persona profondamente religiosa e credente, e a proposito ha ricordato un particolare aneddoto legato alla Madonna: “Mi aveva parlato di Medjugorje tanti anni fa il nostro parroco di Genova, ai tempi della Sampdoria. Lui ci andava negli anni in cui era quasi impossibile andare, quindi stiamo parlando degli anni ’80, quando c’erano dei problemi. Io non l’avevo mai vista, cioè non l’avevo mai conosciuta, eppure prima di andare mi è apparsa in sogno, ho proprio la minima idea. Non lo so, p stata una cosa veramente stranissima. poi sono andato e gliel’ho anche detto. Ci siamo parlati diverse volte. Io capisco che ci spossano essere persone che non credono in questo ma io credo che il pensiero vada rispettato”. Quindi l’ex allenatore dell’Inter ha aggiunto: “Sono religioso come tante persone, ho avuto la fortuna di cresce vicino all’oratorio, di crescere bene. Un’ora passata a messa è meglio delle altre”. Una profonda fede che il “Mancio” manifesta anche quando svela i suoi grandi idoli: “Ho avuto due idoli, Michael Jordan nello sport e nel mondo papa Wojtyla”.



MANCINI: “CON VIALLI COSI’ DIVERSI MA COSI’ UGUALI”

Ma cosa vede oggi Mancini se si guarda allo specchio? “Mi guardo allo specchio e vedo un uomo giovane e molto fortunato, ho avuto il privilegio di poter giocare calcio e ora di poter lavorare con i giovani, sempre con il pallone tra i piedi. Questo è il lavoro più bello del mondo”. Mancini ha ricordato anche la grande accoppiata con Vialli, attuale collaboratore della Nazionale, e “gemello del gol” ai tempi della magica esperienza fra le fila della Sampdoria: “Eravamo molto diversi ma proprio queste differenze ci hanno unito, ci hanno reso inscalfibili. Nessuno riusciva a entrare nel nostro mondo, eravamo l’unione che fa la forza, una cosa da brivici. Ricordo con emozione quegli anni, era un periodo speciale, tutto doveva ancora avvenire e non eravamo ventenni, veloci con la testa e i piedi. Vivevamo a Genova, una città che ti permette di fare tutto quello che vuoi”. E a proposito di calcio non si poteva non citare il famoso Mondiale del 1994, che Mancini perse in malo modo: “Rifiuto del Mondiale 1994? Fu una cretina enorme perchè in quel mondiale, fra gli infurtuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei giocato moltissimo. Risultato, non ho giocato un minuto al mondiale e la trovo un’assurdità, anche se in buona parte la colpa è mia”. Ma calcio a parte, che rapporto ha il ct della nazionale italiana con lo smartphone? “Lo smartphone è entrato prepotentemente nelle nostre vite e non è neanche così semplice privarsene, se uno ci riuscisse vivrebbe anche un po’ meglio. A volte ci provo a tenerlo un po’ in carica così non ci penso. E devo dire che quando me lo dimentico poi sto meglio”. Infine un curioso sogno nel cassetto non realizzato: “Sono abbastanza stonato, saper cantare bene e saper suonare uno strumento era però uno dei miei sogni, ma non sono mai riuscito a migliorare. Mi piaceva il pianofrtoe, tutti gli strumenti hanno una classe enorme, però credo che il pianofort sia qualcosa di particolare rispetto agli altri”.