La procura generale ha chiesto la condanna per Roberto Maroni di 2 anni e 6 mesi – dopo la condanna in primo grado – nel processo d’Appello per le presunte pressioni per favorire due sue ex collaboratrici di quando era ministro dell’Interno: l’ex Governatore della Lombardia è tra gli imputati nel lungo processo di secondo grado a Milano e la richiesta formulata oggi dal pg Vincenzo Calia è la stessa avanzata già dalla Procura di Milano a suo tempo. Il giudice oggi nella sua requisitoria ha chiesto il pieno accoglimento dei motivi addotti già dal pm, oltre «alla riqualificazione del reato da turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in turbata libertà degli incanti». A livello giudiziario questo spiega perché la richiesta di condanna a Maroni è stata formulata in 30 mesi, la medesima lanciata anche contro l’allora capo della sua segreteria politica al Pirellone, Giacomo Ciriello. Infine, per l’ex segretario generale della Regione Lombardia Andrea Gibelli e per una delle due collaboratrici Mara Carluccio (l’altra è Maria Grazia Paturzo, ma per lei pesa la nota vicenda del viaggio a Tokyo e per la quale già c’è stata l’assoluzione in primo grado) è stata chiesta la semplice conferma della sentenza di primo grado.
LA DIFESA DI ROBERTO MARONI
Sempre durante la requisitoria del pg Calia il giudice ha spiegato come «tutto l’entourage di Maroni era consapevole della necessità di trovare un posto alle due ragazze»: l’ex Ministro degli Interni durante l’ultimo Governo Berlusconi si è sempre professato non solo innocente ma vittima di un accanimento giudiziario per meri fini politici. Nel frattempo il sostituto procuratore, in merito all’imputazione per il contratto della Carluccio, ha sottolineato in aula come «con la segnalazione del profilo della donna Maroni e Ciriello hanno dato l’avvio alla commissione del reato di turbativa affinché l’ex collaboratrice dello stesso Maroni – condannato a un anno in primo grado – ottenesse un posto nella società Eupolis in base a un curriculum preconfezionato». Come riporta l’Agenzia Ansa in merito alle dichiarazioni spontanee tenute da Roberto Maroni nel processo d’Appello di Milano «Nella mia lunga attività politica e istituzionale non ho mai preteso e imposto nulla a nessuno. Non ho mai preteso e imposto di assumere Mara Carluccio né di violare una norma secondaria figuriamoci una legge penale». Non solo, Maroni ha negato una volta di più di aver sponsorizzato la Carluccio di cui invece ha sottolineato le buonissime competenze «nel settore della sicurezza ritenendo fosse una persona giusta per le necessità organizzative di Expo».