Suo padre Roberto Peci venne ucciso il 3 agosto 1981, la sua unica colpa era quella di essere il fratello del primo pentito delle Brigate Rosse, lei sarebbe nata dopo qualche mese. Oggi Roberta Peci si è messa a nudo ai microfoni del Corriere della Sera, dall’enorme ferita causata dalle Br alla scarcerazione – datata 2010 – del killer Giovanni Senzani. «Che padre sarebbe stato? emplicemente un padre. Può sembrare una risposta lapidaria, ma per chi non ha avuto mai la possibilità di comprendere il significato della figura paterna, vuol dire tutto. Ora, finalmente, non ho più paura di confrontarmi con quel passato. Le cose che ho vissuto hanno fatto di me la donna che sono adesso», ha spiegato Roberta Peci, che ha poi aggiunto: «La fine di papà è un pensiero costante nella mia vita. Una forma di impegno o militanza non può dare pace alla mia ricerca. Ciò che conta è la presa di coscienza che ho elaborato da sempre e mi ha definita come persona».



ROBERTO PECI, LA FIGLIA SULLA SCARCERAZIONE DI GIOVANNI SENZANI

«Per tanto tempo mi sono vergognata del mio cognome. Poi ho deciso di mettermi in gioco, di affrontare il passato per guardare al futuro mio e della mia famiglia, del mio compagno, degli amici più autentici…», ha raccontato Roberta Peci ai microfoni di Fabrizio Peronaci, soffermandosi sulla scarcerazione del killer brigatista Giovanni Senzani: «Verso Senzani provo completa indifferenza. Il mio odio è inutile, farebbe male solo a me. Aveva 40 anni in quel momento, non era un ragazzino, come molti della banda che aveva messo su per rapire e uccidere Roberto. Era un lucido calcolatore e ciò si evince bene dagli atti del processo. Parlava della morte di mio padre come di un tributo alla società dello spettacolo. Una persona così, dopo aver passato gran parte della vita in carcere, deve per forza aver fatto delle considerazioni su tutto ciò, e non credo lo aiutino a guardarsi allo specchio la mattina». Roberta ha sottolineato: «Senzani è libero, ha scontato la pena, ma dovrà convivere con quel che ha fatto. La coscienza è meno indulgente della legge umana».

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