Chi è Roberto Roversi?

Roberto Roversi, poeta e collaboratore di Lucio Dalla: insieme hanno scritto tre album. Un vero e proprio trittico musicale che ha segnato la storia del cantautorato italiano: il primo è “Il giorno aveva cinque teste” pubblicato nel 1973 seguito da “Anidride solforosa” del 1975 e “Automobili” del 1976. Una collaborazione importante quella tra i due con Dalla che gli scrisse anche una lettera. “Mi hai insegnato tutto: ad avere rispetto e paura nello stesso tempo e amore per il mio lavoro amore perché non venderei questo disco neanche per la vita di mia madre (forse ho esagerato), perché lo proteggerò anche a costo della mia vita, perché mi sento di cantarlo e di suonarlo davanti ai re (se ce ne sono ancora) e davanti agli straccioni, ai sindaci, ai matti e ai santi. (…)” – ha scritto Dalla.



Non solo, il cantautore bolognese aggiunse: “ogni nota ogni accordo ogni inflessione della voce la verificavo tra me e me ma soprattutto tenendo presente quello che tu avresti voluto, preferito o scelto e cantato. Il buffo è che avevo la sensazione che avresti cantato benissimo anche tu.(…) Non vedevo il momento che arrivasse la mattina per cominciare a lavorare e cantare a tradurti e a tradurre in suoni sentimenti grida e anche battiti ritmici di cuore le tue idee”.



Roberto Roversi e Lucio Dalla: dalla collaborazione alla rottura

Eppure nonostante tutto tra Roberto Roversi e Lucio Dalla sorgono i primi problemi causati da un “tradimento” che il poeta e collaboratore attribuisce all’utilizzo di alcuni dei brani. I due discutono pubblicamente sul loro dell’artista della società; un litigio vero e proprio con tanto di denuncia scritto dal Roversi che non ha mai inviato al mittente. “L’esilità e la fragilità di un rapporto di lavoro tenuto sempre su un filo esile (…) Non ci sentivo dentro la cura particolare e l’affanno artigianale che seguono fino alla fine la confezione di un prodotto che deve essere sì venduto, ma deve anche e soprattutto essere difeso” – scriveva precisando – “parecchi testi dalla non li ha musicati: altri dopo ripulse, contrasti, dinieghi prolungati; e solo dopo la pressione accentuata di alcuni amici. Bene, ciascuno vada per la sua strada e canti al suo modo, liberamente. Saluto Lucio Dalla e gli auguro fortuna e lunga vita”.



Nel 1990 torna il sereno tra i due con Dalla che scrisse all’amico: “da lui ho imparato tutto a scrivere da solo le mie parole, ma sopra ogni altra cosa l’emozione pura. Ogni volta che scrivo qualcosa vado da lui e mi basta il fuoco o la noia che leggo nei suoi occhi per capire se ho fatto bene o male”.