Roberto Saviano vittima del “fuoco amico”. Un attacco di Matteo Salvini allo scrittore ormai non sorprende più, anzi rientra nella “dialettica” delle parti. Ma stavolta le critiche arrivano da “Il Bolscevico”, organo del Partito marxista-leninista italiano. Saviano finisce nel mirino per aver omesso il suo rapporto con PMLI e “Il Bolscevico”. Il giornale ha pubblicato un lungo articolo contro Saviano, col titolo eloquente: “Saviano racconta la sua gioventù, ma omette il suo rapporto con il PMLI e Il Bolscevico”. Nel pezzo c’è una foto dell’autore di Gomorra con la maglietta di Che Guevara e i capelli lunghi, ma anche lettere spedite dallo scrittore. Il Bolscevico accusa Saviano di aver omesso questa fase della sua vita nell’intervista a Repubblica per il suo 40esimo compleanno. In una lettera del 1996, ad esempio, Saviano si definiva «un marxista-leninista di Caserta» e diceva di lottare con tutte le sue forze «per la rivoluzione proletaria e per una scuola libera e gratuita». Ma nel racconto della sua vita il giornale non è stato citato.
ROBERTO SAVIANO “SI È PERSO TRA I SUOI DEMONI”, PARLA WALTER SITI
Ma Roberto Saviano è finito anche nel mirino di Walter Siti. In un’intervista a La Verità il saggista ha fatto un’analisi dello scrittore, di cui ha letto tutti gli scritti, oltre che serie tv e film che hanno ispirato. «Mi sono convinto di un fatto: più Saviano ha acquisito “presenza” (televisiva, mediatica, scenica), e più la letteratura è rimpicciolita dentro di lui». La tv, secondo Siti, ha fatto vivere a Saviano «l’ebbrezza euforica del proprio potere comunicativo». Più è limitato nei movimenti, «più si sente investito di una missione, un aedo popolare contro la criminalità». Ritiene che “La paranza dei bambini” sia il suo vero primo romanzo, ma il punto debole resta la scrittura. «C’è il sentimentalismo alla Federico Moccia, un lessico alla Enzo Miccio con una noncuranza per la forma, da lui evidentemente assimilata all’estetismo fatuo. Usa tutti gli stili, giustapposti in maniera inerte, quindi non ne ha nessuno». Walter Siti conclude spiegando che Roberto Saviano ha scelto di «pensarsi letterariamente come eroe», ma lo scrittore «si è perso» in un’altra strada, quella «dell’affrontare i suoi demoni privati, con cui combatte per via della vita che è costretto a vivere».