Il giornalista e scrittore Roberto Saviano dal 13 ottobre 2006 vive sotto scorta. Dall’età di 26 anni, la vita di Saviano è totalmente cambiata, non solo in seguito al grande successo ottenuto con Gomorra ma anche per via delle minacce che iniziò a ricevere, tali da convincere l’allora Ministro dell’Interno Giuliano Amato ad assegnargli la scorta per motivi di sicurezza, salvo poi rafforzarla ulteriormente due anni dopo passando da tre a cinque uomini. Tutto ebbe inizio quando, in occasione della manifestazione per la legalità che si tenne il 23 dicembre del 2006 a Casal Di Principe, lo scrittore denunciò pubblicamente in piazza i malaffari del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone e dei due reggenti, Antonio Iovine e Michele Zagaria, invitando la popolazione a ribellarsi.
Nel 2008 Roberto Saviano decise di lasciare l’Italia dopo le ulteriori minacce ricevute e dopo la notizia secondo la quale il clan dei Casalesi progettava di ucciderlo. Era stato un ispettore di polizia della Dia di Milano ad informare la direzione distrettuale antimafia parlando di un presunto piano svelato dal pentito Carmine Schiavone che prevedeva l’assassinio dello scrittore e della sua scorta nell’ambito di un attentato spettacolare in perfetto stile strage di Capaci. Un piano poi smentito dallo stesso Schiavone.
Roberto Saviano: da 15 anni la sua vita sotto scorta dopo le minacce dei Casalesi
All’età di 28 anni Roberto Saviano ha iniziato a pensare in maniera sempre più insistente a quanto fosse bello tornare ad avere una vita. “A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me”, aveva scritto in un articolo per La Repubblica nel quale annunciava il desiderio di andare via dal Paese per un periodo nel tentativo vano di riavere una vita. Nei mesi scorsi, Roberto Saviano ha ripercorso i suoi ultimi 15 anni, da quando gli venne assegnata la scorta fino a quando una sentenza ha condannato il boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti e il suo avvocato Michele Santonastaso per le minacce allo stesso scrittore ed alla giornalista Rosaria Capacchione.
Nei mesi scorsi, Saviano ha ripercorso quel periodo commentando tra le pagine de Il Corriere della Sera, all’indomani del deposito delle motivazione della sentenza: “Quello che ti è stato tolto non torna più, inutile pensare che ci sia il tempo di rimediare. Non sono in grado nemmeno di dirmi che ne è valsa la pena. Non torna più nulla. Avevo solo 26 anni e ora se potessi chiederei solo di camminare libero. Null’altro”. Il 13 ottobre scorso, con un post social volle ricordare quello strano anniversario: “Che anniversario strano. Di quelli che non sai bene come gestire. 15 anni fa iniziava la mia vita scortata. Vita… quasi vita, quasi morte. A metà”. Quindi ha voluto ripercorrere anche la sua vita blindata: “Sono passati 15 anni. Da 15 anni non posso aprire le portiere dell’auto blindata sulla quale viaggio, perché deve aprirla la scorta. Da 15 anni devo decidere con giorni di anticipo qualsiasi mia mossa, ed entrare solo in luoghi che siano stati prima bonificati. Ora, mentre scrivo, ho i ‘miei’ carabinieri intorno. Mi chiedo spesso quanto deve essere pesato anche a loro vivere blindati con me”. Ed aveva concluso con un augurio: “Vorrei che tutto questo finisse, la battaglia la stiamo vincendo, la libertà del corpo devo riprenderla. Devo”.