Avrebbe occupato una casa popolare dal 2006 e ora, 17 anni più tardi, il tribunale ha sfrattato Roberto Spada, il boss di Ostia che prese a testate il giornalista Daniele Piervincenzi durante un servizio televisivo. L’esponente di spicco del clan, secondo quanto riporta Ansa, avrebbe vissuto abusivamente nell’alloggio per quasi due decenni prima che scattasse il provvedimento.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia, su delega della Procura di Roma, avrebbero eseguito quanto disposto dal gip della Capitale, cioè il sequestro preventivo dell’appartamento in località Lido di Ostia, all’esito di una attività di monitoraggio da parte dei militari scattata anche a seguito del deferimento di Roberto Spada e della compagna all’Autorità Giudiziaria per furto aggravato di energia elettrica mediante allaccio diretto dell’abitazione poi oggetto di sequestro. Nelle stesse ore in cui la notizia prende piede tra le cronache, il diretto interessato, Roberto Spada, ha deciso di pubblicare sui social un messaggio in cui sostiene di essere ancora all’interno dell’appartamento. Secondo le indagini, il boss del clan Spada e la sua compagna non avrebbero avuto alcun titolo per vivere in quella casa, gestita dal Comune di Roma, e ne avrebbero ottenuto la disponibilità a seguito di un presunto “scambio” concordato con la precedente occupante abusiva.

Roberto Spada: lo sfratto dalla casa occupata abusivamente quasi 20 anni dopo

Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri, Roberto Spada e la sua compagna, oltre a sottrarre energia elettrica, non disponevano di alcun titolo che li legittimasse a stare in quell’appartamento gestito dal Comune di Roma e poi sottoposto a sequestro, ma 17 anni dopo l’avvio dell’occupazione abusiva. Avrebbero maturato così, riferisce ancora Ansa, un debito nei confronti dell’Ente pari a 43.355,56 euro per le indennità di occupazione non versate e pari a 11.063 euro verso il gestore della rete elettrica.

La coppia avrebbe ottenuto la disponibilità dell’immobile nel 2006 dopo uno “scambio” che avrebbe concordato con la precedente occupante abusiva. Quest’ultima a sua volta si sarebbe spostata in un altro appartamento che le sarebbe stato offerto dagli indagati (anch’esso, stando all’indagine, da loro illegittimamente occupato). Lo scambio sarebbe stato presumibilmente finalizzato al ricongiungimento dei due con l’originario nucleo familiare presso lo stesso stabile. Nella nota dell’Arma, riporta l’agenzia di stampa, è precisato che il procedimento è in fase di indagini preliminari per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva. Poche ore fa, lo stesso Roberto Spada ha affidato a Facebook un commento sulla vicenda: “È tutto ok… Siamo ancora a casa e insieme andremo avanti. Qualche guaio? Certo!.. ma so che, chi vive nella periferia, sa di cosa parlo: contratto di locazione inesistente! Ovviamente avevo un contratto Acea e pagavo regolarmente le bollette (non le pubblico ma le consegnerò agli avvocati). Inviavo soldi con bollettini emessi da me, per affitto (documentabili). (…) Un bel teatrino come sempre dai“.