Non si è fatta attendere ed è stata pure durissima la reazione della Conferenza episcopale italiana (Cei) alle parole del generale Roberto Vannacci sulle classi separate per disabili. «Vanno divisi in base alle loro capacità», ha dichiarato il candidato della Lega alle elezioni europee nell’intervista a La Stampa. Un’idea che Vannacci non giudica discriminatoria, in quanto chi ha problematiche va affidato a specialisti. Pur precisando di non essere esperto in materia, ritiene che un disabile non possa essere portato a fare ciò che fanno gli altri. Quindi, secondo Vannacci, i disabili possono anche seguire le lezioni a scuola insieme agli altri studenti, ma «per spirito di appartenenza», d’altra parte va dato loro comunque un aiuto specifico. La convinzione del generale è che «la scuola debba essere dura e selettiva» per preparare gli studenti alla vita.



A replicar per la Chiesa è stato monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei, secondo cui in ballo c’è «una visione culturale della vita». Il problema per Savino è che queste parole «ci riportano ai periodi più bui della nostra storia», ricordando che Papa Francesco ha sempre richiamato il valore dell’inclusione, perché «è segno di civiltà». Le differenze non sono problemi, ma risorse secondo il vescovo, secondo cui «le classi separate riproducono i ghetti». Il vicepresidente della Cei ritiene che la proposta del generale Vannacci possa avere gravi conseguenze, come far passare il messaggio che i disabili vadano emarginati o guardati con sospetto. Infine, monsignor Savino ha concluso invitando alla serietà e alla responsabilità. La Lega intanto ha preso le distanze da questa vicenda ricordando in una nota che il generale «è un candidato indipendente».



Una presa di posizione a cui ha fatto seguito la nota su Facebook del generale Roberto Vannacci, che ha pubblicato una foto dell’intervista e precisato: «Chiaramente il titolo snatura completamente le mie parole con cui asserisco con vigore che i disabili hanno bisogno di attenzioni peculiari e aiuti supplementari e non che vanno separati. La campagna elettorale è iniziata!».

DA MUSSOLINI ALLA LEVA OBBLIGATORIA IN ITALIA

Ci sono comunque altre dichiarazioni del generale Roberto Vannacci che stanno facendo discutere in queste ore, come la sua posizione su Benito Mussolini, che definisce uno statista, e di non essere antifascista. Concetti che ribadisce e rivendica, spiegando in primis che non serve una patente dell’antifascismo per parlare. Per quanto riguarda la definizione su Mussolini, ritiene che sia statista tanto quanto Cavour, Stalin e chi ha ricoperto incarichi nello Stato, del resto «è la prima definizione di “statista” sul dizionario».



Nell’intervista a La Stampa il generale si astiene dal dare giudizio sul fascismo e di non riscontrare alcun senso nell’antifascismo. I valori garantiti dalla Costituzione, del resto, li ha difesi con il suo lavoro sui campi di battaglia. A tal proposito, vorrebbe il ritorno della leva obbligatoria in Italia, perché ogni cittadino ha il dovere di difendere il proprio Paese.

“ABORTO? INFELICE NECESSITÀ. SU MANGANELLATE…”

Per quanto riguarda la sua candidatura alle elezioni europee con la Lega, ma da indipendente, non esclude di iscriversi al partito, ma questa non è la sua priorità ora. Ad esempio, contribuire alla costruzione dell’identità dell’Europa, che non ha neppure un animale come simbolo. Altro tema delicato è l’aborto, che definisce «un’infelice necessità» a cui le donne «sono costrette a ricorrere», ma non è un diritto, pur riconoscendo alle donne la libertà di scelta.

Infine, conferma di essere a favore del crocifisso nelle scuole, perché «è un simbolo di cultura» e sulle manganellate agli studenti dalla polizia di Firenze, si schiera dalla parte di questi ultimi, in quanto tra i loro compiti c’è anche quello di far rispettare le regole e punire chi non lo vuole fare, per cui «se qualcuno vuole infrangerle, si mette nelle condizioni di essere manganellato».