Roberto Vannacci si difende dalle accuse di razzismo e omofobia: “Sono una minoranza come me…”

Nel corso delle ultime settimane abbiamo seguito la querelle con protagonista Roberto Vannacci; generale di divisione che ha alimentato il dibattito dell’opinione pubblica con il libro “Il mondo al contrario”. Sui temi più scottanti e non solo, l’autore si è raccontato al settimanale Chi. “Razzista io perchè ho scritto che i gay non sono normali? Ma se io stesso ho deciso di essere anormale fin da piccolo? L’anormalità è la mia scelta di vita e la rivendico”. Inizia così la chiacchierata con Roberto Vannacci, che prosegue: “Se ce l’ho con gli omosessuali? Assolutamente no; ho detto che non rientrano nella maggioranza della popolazione, costituiscono una minoranza, proprio come me per le scelte che ho fatto”.



Sempre sul tema dell’omosessualità, Roberto Vannacci è stato incalzato su quale sarebbe la sua reazione se una delle sue figlie di dichiarasse gay o fluida. “La supporterei, ovviamente; è mia figlia. I figli vanno capiti e sostenuti, sempre!” – il generale di divisione ha poi aggiunto – “Se ho amici gay? No, nessuno nelle frequentazioni abituali, ma ne conosciamo diversi… Non conosco militari che hanno fatto coming out. Credo ce ne siano, ma non ne parlano: non è un argomento che viene affrontato di frequente nell’esercito”. Archiviato il discorso sull’omosessualità, Roberto Vannacci – sempre nell’intervista per il settimanale Chi – si lascia andare ad argomenti relativi alla sua vita e famiglia. “Mia madre era casalinga e noi tre figli turbolenti; preferimmo una casa piccola, ma in una bella zona… La mia famiglia è rimasta a Parigi? Io volevo fare l’incursore nelle forze speciali dell’Esercito”.



Roberto Vannacci e il primo incontro con sua moglie Camelia: “Lavoravamo in Romania…”

Proseguendo nell’intervista per il settimanale Chi, Roberto Vannacci ha argomentato sulle letture che hanno influenzato il suo modo di pensare e la sua formazione. “Annibale di Gianni Granzotto: l’ho letto 10 volte. Poi ‘Garibaldi, la forza di un destino’ di Max Gallo; mio nonno che è stato un eroe di guerra mi chiamava Garibaldi!”. In riferimento alla sua adolescenza a Parigi ha invece spiegato: “Se mi sono integrato? Stavo benissimo, ma vivere all’estero mi ha spinto ancora più verso l’Italia, non mi sentivo francese”.



Verso la conclusione dell’intervista, Roberto Vannacci ha offerto il suo commento su alcune curiosità di carattere professionale e sentimentale. “Che cos’è il coraggio? Come il rischio è il sale della vita, la rendono interessante. L’evento che mi ha scioccato di più? Il matrimonio e le figlie; ho capito che tutto sarebbe cambiato. Vado in missione con una consapevolezza diversa, prima il rischio di morire lo mettevo in conto con più leggerezza, con i figli no“. Sul primo incontro con sua moglie Camelia ha invece raccontato: “Lavoravo in Romania, dovevo consegnare a fine lavoro dei documenti segreti, lei era impegnata al ministero della Difesa”. In conclusione, su un ipotetico sbarco in politica, Roberto Vannacci ha spiegato: “Resto un soldato; devo cavalcare l’onda perchè non mi travolga. Dimostrare che non sono omofobo, razzista o russofilo. Poi si vedrà”.