Roberto Vecchioni torna nelle “vesti” di professore nel suo ultimo libro dal titolo “Lezioni di volo e di atterraggio”. Un libro in cui parla di scuola e alunni, ma anche di greci e latini e di personaggi come Alda Merini e Fabrizio De Andrè. Intervistato da Leggo.it, il cantautore lombardo ha raccontato: “scritto di getto in un mese e mezzo, durante il lockdown. Quando scrivo canzoni ci metto più tempo – spiega in una bella chiacchierata rigorosamente a distanza – È un libro in cui racconto una classe di 37 anni fa, con aneddoti veri e fatti mai accaduti, dal bar alle giornate fuori dall’aula, alle bugie su Socrate e De Andrè per vedere se ci credevano, e lezioni sui poeti oltre la poesia”. Un titolo a cui l’ex professore da un significato importantissimo: “il volo è il sogno e l’atterraggio è la realtà. Non si può vivere solo dell’uno o dell’altro. Si deve sapere volare e si deve sapere atterrare. Sono due possibilità umane”. Nonostante tutto, nonostante i tempi moderni però Vecchioni è convinto di una cosa: non si deve mai smettere di sognare e non bisogna mai porsi dei limiti. A chi ha dei limiti, Vecchioni invita a superarli con la cultura: “chi non ce l’ha, è fregato”.



Roberto Vecchioni: “la didattica a distanza? Siamo in una situazione di emergenza”

Roberto Vecchioni si anche soffermato sui tempi moderni e sull’attuale situazione della scuola colpita al cuore dalla pandemia di Coronavirus. Il diffondersi del Covid-19 ha visto la scuola lasciare le aule per lasciare spazio alla DAD (didattica a distanza). Dopo mesi di dad però il sistema scolastico è diviso in due: c’è chi chiede a gran voce il ritorno in aula e chi lo vorrebbe, ma in condizioni di sicurezza visto il diffondersi del virus. “È bello sentire che i ragazzi abbiano l’impeto di far sapere che la scuola è importante, che vogliono tornare sui banchi” – ha sottolineato il cantautore che ha poi aggiunto – “ma cosa è un anno in una vita? Ma non si devono preoccupare. C’è tempo per riprendersi sempre, non si spaventino mai. Saranno meglio di prima. Il fatto è che i giovani sono scalpitanti, per loro esiste il presente”. Da ex professore di liceo, Vecchioni non nasconde di sentirne la mancanza: “al liceo è una battaglia, sono gli anni in cui ragazzi diventano pittori di loro stessi, ognuno nel proprio stile”, mentre sulla didattica a distanza precisa: “siamo in una situazione di emergenza. È una brutta cosa, ma che si deve fare. Necessariamente”. La situazione non è semplice, ma il cantautore parlando della scuola ha detto: “l’insegnamento non può portare solo lontano dal luogo comune e nemmeno nutrire di sole nozioni. La bellezza viene dalla rarità”. Poi la rivelazione che non t’aspetti su Alda Merini che stonava la sua canzone “Luci a San Siro: “era un tormento. Un giorno andò pure a vedere un concerto dove io non c’ero perché sbagliò teatro. Mi ricordo il suo borbottio poetico, contro le cose che andavano male, contro certe donne: lei era gelosa di tutte. Con mia moglie non è mai andata d’accordo: quella donna ti rovina, mi diceva”. Infine su Sanremo e la vittoria con Chiamami ancora amore ha precisato: “è stata un’esperienza unica che voglio rimanga tale. Non era il mio palco, ma mi sono trovato benissimo. La canzone era perfetta e universale. Ricordo la gente fuori, gli applausi, la commozione. È stata una gioia popolare, non si può sempre fare la spocchia, no?”.

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