Roberto Vecchioni, ospite di Massimo Giletti a “Lo stato delle cose”, si racconta e racconta in particolare modo la sua amicizia unica con Francesco Guccini, al quale lo lega un rapporto unico che va avanti da cinquant’anni. Ricordando gli inizi della sua carriera, il cantautore racconta: “Io suonavo nei cabaret milanesi. Quello romano era più sul comico-andante mentre noi eravamo seri. Ho suonato con grandi nomi. Ho suonato anni nel cabaret: intanto scrivevo lì. E mentre ero lì cantavo canzoni complicatissime che la gente non capiva”.



Roberto Vecchioni: “Francesco Guccini? È un unicum”

Parlando al telefono con Guccini, suo collega oltre che amico, Roberto Vecchioni racconta di lui: “Francesco non è un romantico, è un decadente. Che è una cosa meravigliosa. Lui è un poeta cantore, non è un cantautore: è un unicum. Io per esempio somiglio in qualche cosa a De Gregori, in qualcosa a De André, in qualcosa a Ivano Fossati. Lui è un unico. La sua casa in campagna è meravigliosa, fuori dal mondo, e ha una moglie splendida”. Secondo Guccini, a legarli è il modo “di vedere la vita uguale. Abbiamo più o meno le stesse idee politiche, tutti e due veniamo da lettere. Più o meno abbiamo le stesse tendenze generali, le stesse letture”.



Sulla loro amicizia, Roberto Vecchioni ricorda ancora: “Io e Francesco ci siamo conosciuti nel 1973 a Sanremo. Lui aveva già scritto la straordinaria ‘Locomotiva’ e lui nella hall dell’albergo mi ha guardato, con una bottiglia in mano, e mi ha detto ‘Tu sei mica quello che ha scritto la canzone sulle luci dello stadio?’. Mi stava prendendo per il cu*o. E io ho detto ‘Tu sei quello che ha scritto la canzone sul trenino che va a sbattere’. Lui è il più grande narratore di barzellette che io abbia mai conosciuto. È una vita che facciamo autoironia“.

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