Roberto Vecchioni

è riuscito a far commuovere il pubblico italiano, quando si è presentato per la prima volta in tv per omaggiare l’amico Lucio Battisti. Oggi, sabato 8 agosto 2020, Rai 1 trasmetterà la replica di Una storia da cantare e sarà possibile ascoltare ancora una volta la versione di Emozioni del professore. Impossibile per gli utenti dei social non notare gli occhi lucidi del cantautore durante l’esecuzione, così come l’incrinatura nella sua voce. Un’interpretazione da brividi, a detta di molti che hanno seguito la messa in onda originale. “Non l’ho mai provata, lo fatta a caso, come la sento io“, ha detto subito dopo la performance, “C’è una ragione per cui questa canzone mi colpisce tanto. Innanzitutto è una rarità, è una canzone lenta, slow, intimista […] poi perchè è una canzone più di Mogol che di Battisti questa canzone, perchè è un’autobiografia di Mogol. E dice una cosa che nessuna canzone che ho mai sentito in Italia ha mai detto. Per quanto noi amiamo le mogli, i mariti, i figli, gli amici, il mondo. In ogni caso condividiamo tutto conloro, tranne una piccola cosa […] gli altri chiamano queste cose così intime ‘emozioni’, ma vanno molto oltre, perchè sono un particolare amore per quei bambini che abbiamo dentro e che non muore mai”. Clicca qui per guardare il video di Roberto Vecchioni.



Roberto Vecchioni, “il dopo lockdown, una cosa stranissima”

Roberto Vecchioni

è reduce dall’estremo successo ottenuto grazie al live al Festival di Nervi, realizzato lo scorso 21 luglio. Una tappa del suo L’infinito tour, che ha rimesso in moto la macchina della musica e ha permesso al professore di rivedere i suoi ammiratori. E soprattutto è stata la prima esibizione che Vecchioni ha affrontato dopo il lockdown. “Una cosa stranissima, mai accaduta prima”, ha detto a La Repubblica, “sarà come un battesimo, come la prima volta”. Durante la quarantena invece, il cantautore si è dedicato alla scrittura e presto pubblicherà il libro con Einaudi. “Il titolo non posso dirlo”, ha sottolineato, “ma parla di un anno di scuola, il 1987. Una scuola dell’utopia, con una serie di lezioni all’aperto per trattare con gli studenti argomenti che partono dal nulla e spaziano dal mito alla poesia all’arte. Un libro coraggioso, direi. Me lo sono permesso. Uno sfogo, più che altro: ogni tanto lo faccio, e pazienza – mi dico – se non lo leggerà nessuno“. Una scuola basata sull’umanesimo e che rappresenta l’inno di Vecchioni, un libro che non concede niente. “Le azioni devono sempre avere una loro anima”, ha aggiunto, “capisco che è importante l’economia, che deve esserci lavoro per tutti: ma si deve crescere con un’intelaiatura interna, altrimenti quello che si va a fare è casuale e momentaneo. Ci vuole una costruzione dell’essere, ma non è sempre così, a una certa età subentra la fretta”. Per Vecchioni però è stato giusto chiudere le scuole durante la pandemia, anche se si augura che da settembre possa ripartire tutto in modo più proficuo. Il cantautore nutre una grande stima nei confronti dei giovani e della loro capacità di essere responsabili al momento opportuno. Vecchioni invece si è annoiato durante il lockdown, anche se è stato con la sua famiglia, si è occupato di casa e nipoti. “Il virus è stato una grande tenaglia“, ha detto ancora, “sapere che c’è in giro gente che muore è spaventoso e poi a Milano è stato un disastro”.



Video, Vecchioni canta “Emozioni”

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