Robinho condannato a nove anni di reclusione. L’ex calciatore del Milan, come spiega l’Ansa, sarà costretto a scontare nove anni in carcere: è questo il verdetto pronunciato oggi dalla Corte di Cassazione di Roma, che ha reso definitiva la condanna per stupro di gruppo emessa dalla Corte d’appello di Milano nel 2019. La condanna riguarda il calciatore brasiliano e il suo amico Ricardo Falco, protagonista insieme a lui nel terribile fatto risalente al 2013. Respinto, dunque, il ricorso presentato dai legali del brasiliano che avevano definito il rapporto “consensuale”. Nel fascicolo sono citati altri quattro amici del calciatore, tutti brasiliani, che però non sono stati condannati. La condanna in primo grado era arrivata nel 2017, poi confermata in appello a Milano e oggi in Cassazione, a Roma.
Resta comunque un problema relativo alla giustizia: l’Italia dovrebbe presentare una richiesta formale di estradizione per entrambi – Robinho e Falco – a quella brasiliana, che poi dovrebbe avviare una valutazione interna. Come scrive Globo Esporte, Robinho e Falco non possono essere estradati in Italia perché la Costituzione del 1988 vieta l’estradizione dei brasiliani. Inoltre il trattato di cooperazione giudiziaria in materia penale tra Brasile e Italia non prevede l’applicazione in Brasile di condanne derivanti dalla giustizia italiana. I due, dunque, correrebbero il pericolo di essere arrestati solamente in caso di viaggi all’estero. Per far sì che i due scontino il carcere, lo Stato italiano dovrebbe emettere un mandato d’arresto internazionale che, successivamente, potrebbe essere eseguito in qualsiasi Paese dell’Unione Europea.
Robinho condannato a 9 anni per stupro: cosa è successo
Lo stupro risale al 22 gennaio 2013, quando Robinho era tesserato con il Milan. Secondo le ricostruzioni emerse nel corso degli ultimi anni grazie ad un lavoro certosino da parte degli investigatori, Robinho e un gruppo di amici parteciparono ad una serata in un locale milanese. Qui conobbero la giovane donna, all’epoca 23enne, presente nel locale perché stava festeggiando il proprio compleanno. A raccontare lo stupro furono proprio alcune telefonate private dell’ex calciatore rossonero, che raccontò di essersi reso protagonista, insieme a Ricardo Falco, del terribile gesto. “La donna era ubriaca, non sa nemmeno cosa sia successo” raccontava l’ex Milan nella telefonata.
Sempre dalle stesse intercettazioni, è emerso che i due avrebbero fatto bere la ragazza fino a renderla incosciente per poi abusare di lei. I due, nelle telefonate, si dicevano tranquilli poiché nel locale non erano presenti telecamere e la violenza era avvenuta nel guardaroba. Come si legge nelle carte relative alla condanna della Corte d’Appello di Milano, Robinho e l’amico mostrarono “particolare disprezzo” nei confronti della giovane ragazza, “che è stata brutalmente umiliata”.