L’Italia ha chiesto al Brasile l’estradizione di Robinho: il calciatore lo scorso 19 gennaio è stato condannato in via definitiva a 9 anni di reclusione per stupro. In base a quanto stabilito dalla magistratura, nel 2013 ha insieme ad alcuni amici violentato sessualmente una ventitreenne albanese in un locale a Milano. I due si conoscevano già e la ragazza in quel momento stava festeggiando il suo compleanno, in presenza anche di alcune amiche. Il brasiliano inizialmente si trovava con la moglie, ma dopo averla accompagnata a casa tornò sul luogo della festa.



Il calciatore ed i suoi amici, come riportato dal Corriere della Sera, avrebbe durante la serata “con modalità insidiose e fraudolente” fatto ubriacare la vittima, fino a farla diventare “incosciente e incapace di opporsi”. È in questa cornice che, anche loro ubriachi, avrebbero a turno abusato di lei nel guardaroba. La donna ha denunciato i fatti e le prove a sostegno della sua versione sono state fin da subito tante. Tra queste anche alcune intercettazioni in cui veniva “brutalmente umiliata”. Robinho ed il complice Ricardo Falco sono stati condannati, mentre altri quattro sono tuttora irreperibili.



Robinho condannato per stupro: la richiesta di estradizione

A seguito della condanna in via definitiva per stupro, le autorità italiane hanno emesso già a febbraio scorso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Robinho e dell’amico Ricardo Falco. I contatti con il Brasile, dove si trovano i due, ci sono stati, ma finora non hanno portato a nulla. È per questo motivo che adesso l’Italia ha trasmesso gli atti del mandato d’arresto non eseguito con richiesta di estradizione. Ora spetterà alle autorità brasiliane la decisione se accettarla o meno. Il timore è che arrivi un rifiuto da parte del Paese di origine del calciatore. La Costituzione brasiliana infatti non considera legittimi le condanne in contumacia.

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