La Procura di Milano ha inoltrato la richiesta di estradizione e un mandato d’arresto internazionale al Ministero della Giustizia in relazione a Robinho, ex attaccante del Milan. L’ex giocatore è stato condannato in via definitiva, insieme ad un amico, a 9 anni di carcere per violenza sessuale di gruppo su una 23enne. Il fatto risale alla notte del 22 gennaio 2013: la giovane subì abusi in un locale milanese proprio per mano dell’ex rossonero e di un suo amico. C’è però un problema non da poco: il Brasile non permette l’estradizione. Cosa succede dunque ora?



A firmare gli atti a carico di Robinho e del suo amico, attualmente entrambi in Brasile, sono stati firmati dal pm Adriana Blasco. La legge brasiliana, però, non contempla d’estradizione: sembra dunque scontato che i due non saranno consegnati all’Italia perché la Costituzione brasiliana non lo permette. C’è però un caso in cui Robinho e il suo amico potrebbero essere davvero incarcerati: con l’istanza di estradizione e il mandato d’arresto internazionale, che le autorità italiane dovranno inviare a quelle brasiliane, l’ex giocatore potrebbe essere incarcerato all’estero. Infatti, nel caso in cui l’ex rossonero decidesse di espatriare o anche solo di andare fuori dal Brasile per qualche giorno, rischierebbe di venire arrestato. Nei giorni scorsi era stato iscritto il fascicolo per l’ordine di esecuzione della pena a carico dell’ex giocatore Robinho e dell’amico, Ricardo Falco.



Robinho condannato a 9 anni per stupro: i fatti

Un mese fa, Robinho è stato condannato a nove anni di reclusione. L’ex calciatore del Milan dovrebbe scontare nove anni di carcere per stupro: è questo il verdetto pronunciato dalla Corte di Cassazione di Roma, che ha reso definitiva la condanna per stupro di gruppo emessa dalla Corte d’appello di Milano nel 2019. La condanna riguarda il calciatore brasiliano e il suo amico Ricardo Falco: i due si sono resi protagonisti insieme del terribile fatto risalente al 2013. Respinto, dunque, il ricorso presentato dai legali del brasiliano che avevano definito il rapporto “consensuale”. La condanna in primo grado era arrivata nel 2017, poi confermata in appello a Milano e a gennaio 2022 in Cassazione, a Roma.



Lo stupro risale al 22 gennaio 2013, quando Robinho era tesserato con il Milan. Il giocatore e un gruppo di amici parteciparono ad una serata in un locale milanese, dove conobbero la giovane donna, all’epoca 23enne, presente nel locale perché stava festeggiando il proprio compleanno. A raccontare lo stupro furono proprio i protagonisti del reato in alcune telefonate private. L’ex calciatore raccontò i dettagli del gesto compiuto assieme all’amico Ricardo Falco. “La donna era ubriaca, non sa nemmeno cosa sia successo” raccontava l’ex Milan nella telefonata. Un reato per il quale Robinho dovrebbe scontare nove anni di carcere, cosa che potrebbe accadere mai, nonostante la richiesta della Procura di Milano al Brasile.