ROBY FACCHINETTI RAPINATO, CASO ARCHIVIATO
L’inchiesta per la rapina nella villa di Roby Facchinetti è stata archiviata perché i ladri non sono stati trovati. Il fascicolo era stato aperto a carico di ignoti, ma l’indagine della procura di Bergamo non è riuscita a individuare la banda responsabile dell’irruzione armata nella villa, risalente al gennaio dell’anno scorso. Quindi, è stata chiesta l’archiviazione dal pm, a cui il cantante dei Pooh ha fatto opposizione, ma il gip ha chiuso la vicenda.
Era il 29 gennaio e Roberto Facchinetti, uno dei figli di Roby, aprì la porta per far rientrare il cane quando si ritrovò tre persone davanti a lui, di cui due armati di pistola. Lui, la compagna, il padre e la madre Giovanna Lorenzo vissero i loro 35 minuti più brutti della loro vita. Infatti, un bandito arrivò anche a minacciare di sparare in un ginocchio del cantante, la moglie si sentì male.
La banda era formata da banditi professionisti che non lasciarono alcuna traccia, a parte una vettura sospetta ripresa dalle telecamere di videosorveglianza che però non portò a nulla. Uno aveva accento sudamericano, un altro dell’est, erano tutti vestiti allo stesso modo e puntarono subito agli orologi di valore più che ai soldi, facendo ipotizzare una rapina su commissione o all’intenzione di piazzare subito al refurtiva senza affidarsi ai compro oro, che sono stati controllati senza esito positivo.
LA CACCIA AGLI OROLOGI DI VALORE
Come ricostruito dal Corriere, il figlio di Roby Facchinetti consegnò 1.500 euro in contanti per evitare brutte conseguenze, ma la somma, anche se fu presa, interessava poco, così come l’orologio da 7mila euro. L’obiettivo erano Rolex, Patek Philipp e la cassaforte. Di fatto, si diedero alla fuga con la replica di un Rolex e un Cartier da 30mila euro, un Panerai da 6mila euro e un collier da 10mila euro, oltre a collane di perle e altri gioielli.
LE INDAGINI SULLA RAPINA
Forse proprio l’assenza degli orologi ricercati e il malore della moglie di Roby Facchinetti spinsero i ladri ad andare via, infatti uno avrebbe detto agli altri di andar via perché si stava mettendo male. Tutto era stato comunque ben organizzato, ad esempio usavano radioline per comunicare tra di loro, forse anche con qualche complice all’esterno.
Prima di andar via, però, minacciarono la famiglia Facchinetti, perché se avessero denunciato la rapina sarebbero stati guai per loro. Sulle vie di fuga gli inquirenti hanno seguito diverse ipotesi: quattro quelle prese in considerazione, ma non ci sono state immagini risolutive. Così come non lo è stata l’analisi delle celle telefoniche e delle utenze selezionate, probabilmente perché i ladri non avevano alcun cellulare con loro.