A “C’è tempo per”, Roby Facchinetti ha parlato anche di un’eventuale ritorno dei Pooh: “Nella mia vita non ho mai escluso nulla. Noi però abbiamo avuto un’avventura umana e musicale di 50 anni che ci ha fatto arrivare a un traguardo che pareva impossibile, impensabile. Siamo riusciti a richiamare sul palco addirittura Stefano D’Orazio e Riccardo Fogli, andati via rispettivamente da 7 e 43 anni. Abbiamo fatto il tutto esaurito a San Siro e all’Olimpico. È stata una chiusura perfetta”. Altamente improbabile, dunque, che possano tornare sulle scene: “Se dovessimo rimetterci insieme, andremmo in qualche modo a scalfire la nostra storia, che non sarebbe più la stessa. Stefano D’Orazio era già uscito dal gruppo e non credo tornerebbe. E poi non dimentichiamo che nel 2013 se n’è andato il quinto Pooh, Valerio Negrini. I Pooh non ci sono più, non ci potranno mai più essere”. Anche se il pubblico li rivorrebbe insieme e Facchinetti lo sa… (aggiornamento di Alessandro Nidi)



ROBY FACCHINETTI: “CORONAVIRUS, HO PROVATO TERRORE”

In occasione della puntata di oggi, venerdì 10 luglio 2020, di “C’è tempo per…”, trasmissione di Rai Uno condotta da Anna Falchi e Beppe Convertini, è intervenuto in videocollegamento in qualità di ospite Roby Facchinetti, storico cantante dei “Pooh”, che ha parlato di Bergamo: “Da un paio di giorni ci sentiamo un po’ meglio, perché nel reparto di terapia intensiva del nostro ospedale non ci sono pazienti”. Subito dopo, è stato mandato in onda il brano scritto durante il lockdown insieme al batterista Stefano D’Orazio e dedicato proprio alla città orobica: “Rinascerò, rinascerai”. “La musica non si fermerà mai e ha avuto un ruolo molto importante in questi mesi. La musica è emozione, ti fa sognare, ti dà la possibilità di evadere. In questo periodo terribile, orribile, soprattutto per Bergamo, per la mia città, non ho avuto paura: ho avuto terrore. Non si capiva la gravità di cosa stava accadendo. Ho perso amici, parenti, conoscenti. Non si può spiegare che cosa abbiamo provato stando dentro casa e sapendo che appena fuori dall’uscio accadevano cose orribili, con risvolti umani inimmaginabili. Mediamente nella mia città non c’è una famiglia che non abbia avuto un dolore a causa di questo virus”.



ROBY FACCHINETTI: “RELIGIONE IMPORTANTE IN QUESTO PERIODO”

Roby Facchinetti ha quindi parlato ancora del ruolo della musica nel suo lockdown: “La musica ha salvato anche me. Io ho la casa in centro e i carri militari con le bare dei defunti sono passati a pochi metri da casa mia. Allora ho composto, suonato, ascoltato, pensato, lavorato a progetti nuovi. La solitudine ci ha concesso tempi incredibili, che nessuno di noi ha mai vissuto in questo modo. Abbiamo potuto rivedere le nostre priorità”. Sono poi state mostrate le immagini del suo concerto d’archi, con un estratto del brano “Pierre”: “Durante l’esecuzione di questo brano mi sono commosso, non bisogna mai trattenere l’emozione. Soltanto la musica ha questa grande forza di arrivare a muovere inconsapevolmente l’animo umano”. In seguito, Facchinetti ha dedicato una riflessione alla religione, che in questo periodo per lui ha avuto una potenza enorme, menzionando il ritornello di “Uomini soli”, brano con cui i Pooh vinsero il Festival di Sanremo nel 1990. “Dio delle città, se è vero che ci sei, aiutaci, fai qualcosa. Molti di noi si sono chiesti con il virus: ma perché Dio lascia accadere tutto questo. C’è?”.



ROBY FACCHINETTI: “ORA FACCIO IL NONNO”

Dopo la carriera musicale e 50 meravigliosi anni di successi con i Pooh, ora Roby Facchinetti si dedica ai suoi nipotini: “Essere nonni è una sensazione bellissima, straordinaria. Per me i bambini sono un grandissimo dono”. Più difficile fare il papà o fare il nonno? “Il papà, sicuramente. Io ho fatto il papà senza poter vedere realmente crescere i miei figli, non ho potuto accompagnarli il primo giorno di scuola. Ho il rammarico per aver perso queste cose, anche se la qualità non è mai la quantità. Avere dedicato la mia vita come tutti noi Pooh al nostro progetto, alla nostra musica, al nostro percorso, ci ha portato via troppo tempo alla nostra famiglia e ai nostri figli. Potessi tornare indietro cercherei di trovare il giusto equilibrio fra lavoro e affetti”. Oggi Roby Facchinetti, però, si dice sereno, poiché ha una situazione professionale molto dilatata, che gli permette di fare le cose che più ama, che più gli piacciono.