Roby Facchinetti si concede ai microfoni de La mia passione, il programma condotto da Marco Marra in onda oggi, venerdì 3 gennaio, in seconda serata su Rai3. L’ex frontman dei Pooh, il gruppo più longevo e popolare della musica italiana, percorre a ritroso la sua vita e la sua carriera a partire soprattutto dal concerto del 2016 a San Siro che vide i Pooh di nuovo uniti. Quell’evento raccolse un pubblico enorme, di oltre 50mila persone, davanti alle quali la band si esibì così come era all’inizio (composta, cioè, da Dodi Battaglia, Red Canzian, Stefano D’Orazio e Riccardo Fogli, oltre al leader indiscusso Roby). Il primo a distruggere in qualche modo quest’armonia fu Fogli, che nel 1973 fece una scelta forse più dettata dal sentimento che dalla ragione, e di cui – tuttavia – non ha mai dichiarato di essere pentito. All’interno della puntata, Facchinetti ricorda commosso anche Valerio Negrini, da sempre considerato il vero valore aggiunto all’interno dei Pooh. Negrini è stato l’autore di tutti i loro testi più di successo, e Roby ne parla sempre con gratitudine. Immagini di repertorio arricchiscono la sua narrazione, dalla partecipazione a Senza rete del 1972 alla vittoria al Festival di Sanremo nel 1990 con il brano Uomini soli. Non mancano nemmeno le esibizioni live dell’artista accompagnate dal pianoforte.
Il messaggio di Roby Facchinetti a tre anni dall’addio ai Pooh
Sono passati tre anni dal momento in cui i Pooh hanno salutato il loro pubblico per poi sciogliersi definitivamente. Queste le sue parole su Facebook, a corredo di alcuni scatti che li ritraggono insieme: “Cari amici, so benissimo di non essere il solo a commuovermi rivedendo foto come queste. Ma oggi non posso farne a meno, il 30 dicembre rimarrà per sempre una data decisiva della mia e della vostra storia. Anzi, non mi par vero che siano passati soltanto tre anni da quella notte di Bologna; sembra un’eternità”. Poi ammette: “Va da sé che i Pooh mi manchino, eccome. Abbiamo sofferto tantissimo scegliendo di spegnere i motori della macchina della musica. E capisco, che tanti di voi si chiedano ancora perché, e moltissimi ci incitino a tornare insieme. Però, sapete, non è giusto creare false aspettative: soprattutto non sarebbe giusto rovinare la leggenda dei miei, dei nostri, dei vostri Pooh”. Inutile illudersi, dunque: non c’è speranza che i sei (o i quattro, almeno) tornino a esibirsi tutti sullo stesso palco e sotto il medesimo nome. Roby invita solo a conservarne il ricordo, come si fa con delle belle foto riposte nel cassetto: “Teniamole negli occhi, nel cuore, nel profondo del nostro essere. Soffriamoci anche un po’: è giusto, inevitabile, forse persino bello. Grazie anche a quelle immagini, i Pooh sono diventati di più, sono in una dimensione più alta della storia della musica. Allora non sciupiamole, quelle foto, guardiamole all’infinito… ma senza rimpianti. Semmai con l’orgoglio di esserci stati: noi Pooh e voi poohlover, assieme per infiniti giorni senza fiato dentro e attorno la macchina della musica”.