Il grandissimo Roby Facchinetti, storico componente dei mitici Pooh, è stato ospite in collegamento con il programma di Rai Uno, Oggi è un altro giorno, per parlare di un’altra figura immensa come Ezio Bosso, il pianista malato di sla, morto un anno fa: “Mi sono emozionato a rivederlo, era un uomo molto speciale, era musica, parlava di musica e la musica parlava a lui, se la musica avesse avuto oltre alla potenza energetica anche l’ausilio della parola, avrebbe parlato come lui. Ha avuto la capacità di far conoscere l’emozione della musica a tutti, attraverso il linguaggio, la sua parola che ti catturava, aveva un’energia… Dopo il famoso Festival di Sanremo di Bonolis che lo fece conoscere in Italia nonostante fosse conosciuto in tutto il mondo, lì è successo un altro miracolo e questo veramente grazie alla sua grande capacità”.



Poi ha raccontato un bell’aneddoto: “Io l’ho visto quando mi ha invitato al Teatro Verdi a Busseto, lui dirigeva Beethoven, amava la potenza della sua musica e lo si vedeva quando dirigeva l’orchestra. Dirigeva Beethoven a memoria, e questa era già una grande capacità, poi conosceva l’orchestra, sapeva come farla suonare, e questo fa capire la differenza fra un grande e uno meno, era uno spettacolo vederlo dirigere”.



ROBY FACCHINETTI RICORDA EZIO BOSSO: “CON LUI SI PARLAVA SOLO DI MUSICA”

Sull’Ezio Bosso amico: “Si parlava solo di musica con lui, lui conosceva il nostro Parsifal, amava il prog, quindi conosceva questo brano. L’ultima telefona che ci siamo fatti purtroppo poco tempo prima di morire, mi aveva detto che voleva vedermi per ascoltare la canzone”. Sulla malattia: “Lui l’aveva bypassata la malattia. Era talmente travolto dalla musica che la musica lo aveva allontanato da questa cosa, era un vero scudo, si sentiva l’uomo più potente del mondo e lo si vedeva”. Descrivere Ezio con una mia canzone? “Lui era oltre, era un uomo illuminato, non saprei davvero, forse Parsifal”. Quindi Roby Facchinetti ha concluso: “Vedendolo dirigere Beethoven, che poi ti parlava di Beethoven come se fosse un suo amico, lui aveva questa aurea che sembrava davvero fosse Beethoven, era magico”.

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