Rocca Calascio in Abruzzo, uno dei castelli più alti d’Europa oltre che una delle costruzioni fortificate più incantevoli che, lungo la penisola italiana, testimoniano di un passato che è riuscito a sopravvivere sino ai giorni nostri. Si trova infatti all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e fa parte del territorio del piccolo Borgo di Calascio (in provincia dell’Aquila) la rocca che oggi non solo è considerata uno dei simboli della stessa regione ma in passato pure il National Geographic aveva notato, annoverandola nella lista dei quindici castelli più belli al mondo. E proprio in questi giorni, con la primavera che comincia davvero a fare capolino dopo l’entrata ufficiale un mese fa, l’associazione che gestisce la Torre di Rocca Calascio si prepara alla riapertura stagionale, a partire dalla appena trascorsa Pasquetta. Ma quale è la storia di questo castello che offre una visuale mozzafiato dell’Appennino, consentendo di scorgere anche il Parco Nazionale della Majella e quello del Velino-Sirente, e in passato è stato in più di una occasione il set di alcune pellicole di respiro internazionale?



ROCCA CALASCIO LA COSTRUZIONE FORTIFICATA DI EPOCA NORMANNA

Rocca Calascio, noto anche come il castello più elevato d’Italia (1450 metri s.l.m.), fu costruito probabilmente in età Normanna per volere del re Ruggero d’Altavilla, in un arco di tempo compreso tra la fine del 1100 e l’inizio del secolo successivo (il primo documento ufficiale che ne attesta l’esistenza risale al 1239): nel corso della sua storia si susseguirono le dominazioni di diverse famiglie nobiliari, tra cui quella dei Medici, ma uno degli eventi da cerchiare in rosso fu il sisma -molto frequenti in quest’area appenninica- del 1703 che devastò la rocca non a tal punto da distruggerla macostringendo gli abitanti a scendere a valle e a stabilirsi nel bordo di Calascio. In epoca contemporanea alcuni restauri conservativi eseguiti sul finire degli Anni Ottanta hanno non solo allungato la vista a una delle costruzioni fortificate medievali più celebri nel mondo ma l’hanno anche resa una attrazione turistica di grande richiamo anche perché capace di sfidare i secoli (e i terremoti…). La rocca, come è noto, è stata realizzata in pietra bianca a “conci squadrati” e un tempo per accedere al castello, protetto dalla sua imponente cinta muraria, vi era solo una scala di legno sul versante orientale.

IL SET DELLA PELLICOLA CULT “LADYHAWKE”

Tuttavia il fascino di Rocca Calascio non risiede solo nella struttura in sé ma anche nel fatto che è immerso in un paesaggio naturale di gran pregio quale è quello del Parco Nazionale del Gran Sasso e che è una sorta di esperienza nell’esperienza anche il percorso tramite cui ci si arriva: infatti al castello si giunge seguendo i percorsi (i “tratturi”) che anticamente seguivano i pastori nel corso della transumanza delle greggi dall’Abruzzo alla Puglia, attraversando il Molise; oggi i visitatori possono compiere una escursione in trekking di circa tre ore attraverso quello che è il cosiddetto “Anello di Santo Stefano di Sessanio, Calascio e Castelvecchio Calvisio”. Tuttavia, come accennato, la rocca è celebre anche per essere stata il set naturale delle scene di un film cult quale “Ladyhawke” (1985) di Richard Donner, successivamente anche il primo adattamento del romanzo “Il nome della rosa” (Jean-Jacques Annaud, 1980) con Sean Connery e, più di recente, “The American” di Anton Corbijn con George Clooney. In particolare, la trasposizione in celluloide che dà maggior lustro alla rocca è quella del film di Donner, che peraltro vantava un cast stellare con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick.

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