LA DIFESA DEL GOVERNATORE FRANCESCO ROCCA SULLA REVOCA DEL PATROCINIO AL ROMA PRIDE 2023

Nessuna omofobia, né “ordini dall’alto” arrivati da Palazzo Chigi: la scelta di Regione Lazio di revocare il patrocinio al Roma Pride 2023, a cinque giorni dal suo inizio, non ha un carattere discriminatorio secondo il Governatore Francesco Rocca. Intervistato oggi da “La Stampa” e a “NonStopNews” su Rtl 120.5 il neo Presidente del Lazio ricostruisce passo dopo passo come si è svolto la discussione con gli organizzatori del LGBTQ Pride nella Capitale fin dagli inizi e cosa è successo dopo la pubblicazione del manifesto “QueeResistenza” che attacca a tutto spiano il Governo Meloni.



«Ho ricevuto una lettera con richiesta di patrocinio molto cortese da parte degli organizzatori. Ho deciso sul principio di accordarlo perché trovo che il Gay Pride sia una giornata di tutti, non una manifestazione politica», sottolinea Rocca parlando con il quotidiano “La Stampa” dopo aver ricevuto nelle ultime ore attacchi da tutte le opposizioni, in testa Alessandro Zan (responsabile diritti Pd) che addirittura accusa il Governo e la Regione Lazio di voler «discriminare gli omosessuali come nel fascismo». Rocca non ci sta con questa ricostruzione e prova a chiarire: «Nella lettera di risposta c’era scritto chiaramente di evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale di altri cittadini. Mi riferisco alla pratica dell’utero in affitto». Ogni altra motivazione che viene attribuita alla scelta di revoca del patrocinio, aggiunge il Governatore ex Presidente della Croce Rossa, «è strumentale e fa parte della ideologizzazione di questi temi che non mi appartiene. Ma l’utero in affitto è una pratica illegale in Italia perché basata sullo sfruttamento delle donne più povere. E lo dico per esperienza diretta». Rocca è imbestialito anche perché, rileva, «è una manipolazione alle spalle di chi per primo ha aperto a Roma una casa per ragazzi LGBT cacciati di casa dai genitori».

ROCCA: “MACCHÈ OMOFOBIA, ECCO COME È ANDATA CON IL ROMA PRIDE 2023”. MA GLI ORGANIZZATORI…

Non ci sarebbe stato alcun ordine dall’alto, leggasi Giorgia Meloni, e nemmeno si deve parlare di «omofobia» come attacca il Pd e Scalfarotto di Italia Viva: Rocca sottolinea che il motivo della revoca così repentina del patrocinio della Regione al Roma Pride 2023 è giunto dopo aver letto la dichiarazione di Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride e presidente del Circolo LGBTQ “Mario Mieli”. Sono state quelle parole, rileva il Presidente, a farlo imbestialire.

«Avevamo concesso in buona fede il patrocinio e lui ne fa una strumentalizzazione vergognosa, affermando di apprezzare il fatto che la regione avrebbe, leggo testuale, “deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo le distanze politiche da quanti in Parlamento vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri”»: Rocca attacca dicendo di aver chiesto proprio il contrario agli organizzatori del Pride, ovvero di «non associare la regione a pratiche illegali che non rientrano nelle finalità del Pride». Raggiunto da Rtl 102.5 è ancora Francesco Rocca ad aggiungere come l’accostare il patrocinio di Regione Lazio all’utero in affitto «è quanto di più distante ci sia dalla mia sensibilità. Nella concessione del patrocino, peraltro, c’era chiaramente scritto e indicato di evitare comportamenti che potessero ledere la sensibilità altrui. L’utero in affitto significa sfruttamento delle donne più povere, del corpo della donna. Io sono profondamente contrario. Si tratta di un reato nel nostro Paese. È un’occasione persa, perché il patrocinio era stato dato in perfetta buona fede». In chiusura, Rocca rileva come la provocazione del Circolo “Mieli” è del tutto «inutile e dimostra quanto siano politicizzati. La Regione non dà il patrocinio al Pd o a FdI: insomma, non dà il patrocinio a eventi politicizzati».

È però lo stesso Colamarino a rispondere questa mattina alle interviste di Rocca facendo sapere che non toglierà il logo di Regione Lazio dai manifesti del Roma Pride 2023: «Siamo ormai alla farsa ‘Pro Vita ordina e la politica esegue’. Con l’ironia che ci contraddistingue ringraziamo Pro vita per averci offerto un servizio di ufficio stampa gratuito. Grazie a loro siamo certi che sabato 10 giugno alla grande parata che partirà da Piazza della Repubblica alle ore 15.00 ci sarà una folla oceanica che crede nei diritti, nell’uguaglianza e nella laicità. Per quanto riguarda il Governatore Francesco Rocca, lo rassicuriamo che visto che la Regione Lazio è delle cittadine e dei cittadini, quindi anche nostra e non di un manipolo di talebani cattolici, non toglieremo il logo della Regione Lazio dal nostro sito». Sempre in radio è lo stesso Rocca a replicare a tono: «Uno non è che manda i Carabinieri a togliere il logo, facessero come credono. Io ho preso una decisione chiara e netta contro l’utero in affitto e la possibilità di accostare la regione Lazio a quella pratica e stop. A me spiace che sia una occasione persa per dialogare in modo costruttivo sui diritti civili e lo dico da persona che a Roma ha contribuito ad avere la prima casa nazionale che accoglieva e accoglie ancora oggi i ragazzi e le ragazze che venivano allontanati dalle loro case perché non accettati dalle loro famiglie per motivi di identità sessuale».

ROCCA TENDE UNA MANO AL ROMA PRIDE 2023: “RIDIAMO IL PATROCINIO SE CI CHIEDONO SCUSA”

La Regione Lazio è però pronta a ridare il patrocinio al Roma Pride 2023 se Colamarino, presidente del Circolo “Mario Mieli” nonché portavoce del Roma Pride chiederà scusa: «Colamarino chieda scusa per la strumentalizzazione e la manipolazione, e immediatamente ridaremo il patrocinio. Ma non c’è spazio di mediazione per l’utero in affitto», ha sottolineato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, a margine della conferenza internazionale “The forest factor” organizzata dall’Arma dei carabinieri presso la facoltà di Architettura all’università Roma Tre.

«Il gay Pride dovrebbe essere la festa di tutti. Io mi ero raccomandato di non rivendicare posizioni che potessero essere lesive della morale comune. Tutti abbiamo posizioni diverse e sensibilità da rispettare. Quello che è in gioco quando si parla del Pride è la dignità di ogni essere umano e i diritti di ogni essere umano. Questo pensavo fosse l’aspetto al centro del gay pride, non una pratica che la corte di Cassazione ha definito degradante e lesiva dei diritti delle donne», ha aggiunto il Governatore del Lazio Francesco Rocca.