Governo e mondo del lavoro devono essere coesi se si vuole dare un contributo concreto a favore della maternità. Secondo infatti i dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’85% delle lavoratrici si dimette perché impossibilitata a conciliare la carriera con la cura dei figli. Ed è così che, anche nel 2022, come è emerso dall’Istat, il crollo demografico non ha subito battute d’arresto con quasi 7 mila nati in meno rispetto all’anno precedente. Ecco che quindi il codice di autodisciplina per le imprese dimostra l’impegno del Governo nei confronti delle mamme lavoratrici, prevedendo un sostegno alla maternità nei primi 1000 giorni dal concepimento.



Il codice è stato fortemente voluto dalla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, ed è stato presentato ieri a Roma in occasione dell’evento “La maternità (NON) è un’impresa”. Accanto a lei era presente anche la collega e reggente del dicastero del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone. All’evento hanno inoltre partecipato centinaia di aziende pronte a sottoscrivere questo ‘decalogo’ che si affianca alla Certificazione della parità di genere alle imprese, prevista dal PNRR.



SOSTEGNO ALLA MATERNITÀ: IL CONCEPIMENTO

Quanto previsto dal codice di autodisciplina non rappresenta un obbligo ma una scelta libera per le imprese che vogliono favorire la lotta alla crisi demografica e la prosecuzione della carriera delle donne lavoratrici stabilendo proprie regole. Con questo ‘testo’ le imprese si impegneranno a favorire la continuità di carriera delle madri, attraverso formazione e neutralizzazione del gender pay gap, garantire iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, con pacchetti di assistenza sanitaria integrativa e attenzione alla medicina di genere, assicurare l’adattamento dei tempi e modi di lavoro, grazie a flessibilità d’orario e copertura delle spese per la prima infanzia, l’educazione e l’assistenza domestica.



Intervistata a La Stampa la Ministra Roccella ha poi chiarito il concetto di concepimento, dal momento che il codice in questione prevede il sostegno alla maternità nei primi 1000 giorni dal concepimento stesso. Ma come è da intendersi questa nozione? Seguire la donna “fin dall’inizio e anzi anche prima del concepimento perché chiediamo attenzione ai bisogni di salute con screening, monitoraggi, perché la fertilità sia maschile che femminile è uno dei grandi problemi da affrontare. A noi interessa che aumenti la sensibilità da parte del mondo aziendale, che vengano costruiti ambienti di lavoro amichevoli nei confronti della genitorialità – e della maternità in particolare – perché è lì che c’è il gap da colmare .”

LAVORO PUBBLICO, PADRI E L’APPARENTE ORIENTAMENTO GOVERNATIVO CONTRO LA NATALITÀ

Nel corso dell’intervista a La Stampa sono stati toccati anche altri temi connessi a quello delle donne lavoratrici. Innanzitutto l’interrogativo su cui è stato posto l’accento riguarda il settore pubblico: perchè non prevedere un simile codice anche in ambito statale? Al riguardo Roccella ha fatto notare la possibilità di ricorrere allo smart working nella P.A che agevola le donne lavoratrici, oltre al fatto che il codice introdotto in ambito privato vuole essere un modo “per iniziare a cambiare la cultura nei confronti della maternità”. Un punto di partenza quindi per poi allargare l’iniziativa a tutto tondo nel mondo del lavoro. E poi è stata affrontata anche la questione della paternità, su cui la Ministra, ha brevemente accennato come si debba prima partire dalle donne, alla luce anche del continuo divario salariale che si registra a loro discapito.

E infine le politiche ‘anti-natalità’ messe in atto di recente dal Governo con la legge di bilancio. Pensiamo infatti, ad esempio, all’aumento dell’Iva sui pannolini per bambini e alla riduzione degli anni di decontribuzione per le mamme con due figli. In merito al primo aspetto Eugenia Maria Roccella si è limitata far notare come nei governi precedenti l’Iva fosse ben più alta (22%), mentre in merito al secondo aspetto ha voluto sottolineare come la misura era già fin dall’inizio prevista per un solo anno.