Il caso di Rocco Gioffré, pensionato 76enne ucciso a Cosenza, si arricchisce di testimonianze ed elementi inquietanti. Nell’ambito dell’inchiesta sul delitto risulta indagata per omicidio una vicina di casa 47enne, Tiziana Mirabelli, che secondo l’accusa avrebbe assassinato l’anziano con decine di coltellate e ne avrebbe tenuto il corpo in casa per giorni prima di costituirsi presentandosi ai carabinieri, il 19 febbraio scorso, accompagnata dal suo avvocato.



La donna sostiene di essersi difesa da un tentativo di violenza sessuale, al culmine di una presunta spirale di condotte simili che la vittima avrebbe messo in atto ai suoi danni da tempo. Una versione ora al vaglio degli inquirenti ma sulla quale, poche ore fa, è intervenuta l’opposta ricostruzione della famiglia del 76enne. Una figlia di Rocco Gioffré, intervistata da La vita in diretta, ha fornito un resoconto diverso della storia dipingendo come “false” le dichiarazioni rese da Tiziana Mirabelli in sede di interrogatorio: “Lei ha agito con premeditazione, era lei che controllava mio padre – ha detto la donna in tv –, forse lo ha ucciso per soldi“. Secondo i familiari della vittima, Rocco Gioffré non avrebbe mai molestato la vicina di casa e spesso le avrebbe dato un sostegno, anche economico, finendo per essere assassinato dopo essersi fidato di lei.



L’omicidio di Rocco Gioffré: il racconto della figlia

L’omicidio di Rocco Gioffré sarebbe avvenuto il 14 febbraio scorso all’interno dell’abitazione della vicina di casa, Tiziana Mirabelli, che alcuni giorni più tardi avrebbe confessato sostenendo di averlo ucciso per difendersi da un approccio sessuale. La sua versione ora è al vaglio degli inquirenti, ma secondo la famiglia della vittima il suo racconto sarebbe intriso di menzogne per celare una realtà ancora più sconvolgente:  l’ipotesi di un delitto premeditato e consumato forse per soldi. Nella cronaca dell’omicidio, che sarebbe stato compiuto con circa 30 coltellate inferte in rapida successione, spunta un altro tassello: la 47enne rea confessa avrebbe tenuto il cadavere dell’anziano in casa per giorni, prima di costituirsi, chiuso in un sacco nella stanza del figlio.



Elemento dopo elemento, il quadro della morte di Rocco Gioffré si tinge di colori sempre più lividi e, stando alle dichiarazioni di sua figlia, ai microfoni de La vita in diretta, la vicina starebbe mentendo. Anzitutto sugli eventi che avrebbero condotto a una dinamica omicidiaria di tale portata. Giovanna, figlia del 76enne, sostiene che fosse invece Tiziana Mirabelli a “manipolare” e controllare ossessivamente il padre, privandolo persino di uscire dalla sua abitazione. Rocco Gioffré sarebbe stato attinto decine di volte, morto sotto una sequenza feroce di coltellate, nella casa della sua vicina adiacente al proprio appartamento. “Lei veniva a casa nostra a chiedere aiuto di ogni tipo, mio padre glielo ha sempre dato”. A chiamare i carabinieri è stata la figlia dell’uomo, dopo aver visto qualcosa di strano in casa mentre il padre risultava assente: “Ho notato una macchia di sangue a terra, tra la porta del bagno e la camera da letto. Il coltello con cui mio padre è stato ucciso non si trova“. Dov’è l’arma del delitto? Se lo chiedono anche gli inquirenti. “A casa di Tiziana Mirabelli c’era un carrello della spesa – ha aggiunto la donna –, ma cosa ci voleva fare? Occultare il cadavere di papà? Lui era succube di questa donna, lo controllava e l’ha fatto allontanare da tutti gli amici dicendogli che volevano rubargli i soldi. Invece non era vero, era lei che voleva derubarlo“.