Rocco Hunt a 360° a Vieni da me, l’artista ha parlato anche del figlio Giovanni: «E’ nel periodo delle macchinine: ha due anni e mezzo, il tempo vola. Loro crescono e noi invecchiano, anche se detto alla mia età è quasi strano. Tutte le soddisfazioni musicali messe insieme non fanno un’ora in sala parto quando nasce tuo figlio». Il cantante si è poi soffermato sulla giovane età dei suoi genitori: «Mia mamma aveva 18 anni, era giovanissima, mio padre era un po’ più grande. Io ho mantenuto la standard di famiglia. Uno deve fare il figlio quando se lo sente, ma la fortuna di farlo da giovane è che te lo vivi, cresci con lui: si cresce insieme, anche per me ogni giorno è una nuova lezione». Infine, una battuta sull’annuncio choc – poi ritrattato – del ritiro dalla scena musicale: «Sono parole forti, ero molto arrabbiato ed ho avuto l’immaturità di sfogare quel malessere. Non ho mai pensato di lasciare la musica, sarebbe stata una cosa brutta da dire. Semplicemente, ci sono stati dei problemi miei e legati all’uscita di questo album: ho sbagliato ad usare Instagram come un diario personale». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



ROCCO HUNT A VIENI DA ME

Dal successo a Sanremo alla sfera privata, Rocco Hunt a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata a Vieni da me. A partire dal boom nel 2014 con Nu juorno buono, brano che ha vinto la categoria Nuove proposte: «Durante il mio primo Sanremo, ero così scaramantico che decisi di portare in Riviera cornicelli per regalarli ai giornalisti. Tutti quanti rimasero felici, fa sempre piacere ricevere un cornetto in regalo. Avevo 18 anni, non avevo ancora la patente: ho fatto prima la musica e poi le cose basiche della vita». Prosegue Rocco Hunt: «In questo brano è successa una rivolta: il primo brano rap ed in dialetto che ha sfondato a Sanremo, ero spensieratissimo e non mi rendevo conto di ciò che accadeva. E’ un pezzo che mi ha cambiato la vita, ma non me ne rendevo conto». E fu festa, come sottolinea il giovane artista: «A Salerno c’erano caroselli e fuochi d’artificio, anche a Napoli: non è stato il mio Sanremo, è stato il Sanremo di tutti. La tematica del brano era molto importante, una tematica di denuncia anche se i problemi della mia terra esistono ancora oggi».



ROCCO HUNT E IL RAPPORTO CON PADRE PIO

Rocco Hunt ha poi parlato del suo rapporto con Padre Pio: «In Padre Pio credo, sono quelle manifestazioni che vediamo con i nostri occhi: le esperienze di questi grandi uomini ci insegnano qualcosa. Se ognuno di noi seguisse i Comandamenti, sarebbe un mondo migliore. Papà pregava Padre Pio per cercare di aiutarmi: scrivevo rime già quando avevo 11-12 anni, ad un certo punto davanti al quadro di Padre Pio si fece il segno della croce e disse “Aiutalo tu”». Ma non solo: «Mio papà i è fatto un tatuaggio dietro la schiena, è devotissimo a San Pio da anni. Sulla musica ha cambiato idea, è diventato il mio primo fan e mi aiuta anche nelle economie, facendomi tenere i piedi ben piantati per terra». Una battuta sul fratello Gabriel, che ha 7 anni,: «Loro hanno avuto la fortuna e la sfortuna di avere un fratello artista: non è facile gestire questo peso. La gente in strada ti indica sempre come il fratello di Rocco Hunt, io gli auguro di trovare spazio nel mondo a prescindere dalla mia persona».

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