Rocco Morabito è stato arrestato in Brasile nelle scorse ore al termine di un’operazione condotta da Carabinieri, Polizia, Interpol, Dea, Fbi statunitense e investigatori brasiliani. La cattura del boss della ‘Ndrangheta, latitante da alcuni anni dopo l’evasione dal carcere di Montevideo, è stata commentata così dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in una nota ufficiale: “La lotta contro le mafie e l’illegalità è una priorità, congratulazioni alla Magistratura e all’arma dei carabinieri e alle forze di polizia”.



Nel comunicato stampa diramato dal Ministero, Guerini ha aggiunto un commento alla notizia, impreziosita anche dall’arresto di Vincenzo Pasquino, anch’egli latitante: “Il successo di questa brillante operazione è la prova dell’incessante lavoro, in Italia e in complesse attività investigative internazionali, svolto silenziosamente dalle nostre forze di polizia, sempre al servizio dei cittadini”. La soddisfazione, insomma, è tangibile: ricordiamo che Morabito era considerato il latitante più pericoloso dopo Matteo Messina Denaro. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



ROCCO MORABITO E IL SUO SOPRANNOME

Rocco Morabito, arrestato ieri in Brasile, fu protagonista nel 2019 di un’evasione a dir poco rocambolesca. Il boss di ‘ndrangheta fuggì da un tunnel scavato nella prigione di Montevideo, in Uruguay, precisamente sul tetto dell’infermeria, poco prima di essere estradato in Italia. Morabito è uno dei più potenti boss di ‘ndrangheta: tra i latitanti figurava al secondo posto nella lista della direzione centrale della polizia criminale, dietro al solo Matteo Messina Denaro. Soprannominato “Tamunga“, a cosa si deve questo appellativo? Come riportato da ilfattoquotidiano.it, da giovane Morabito aveva l’abitudine di scorrazzare sulle spiagge della Locride alla guida di un fuoristrada militare Auto Munga. Il boss è stato latitante per quasi metà della propria vita. L’uomo è imparentato con il più noto Giuseppe Morabito, detto “u Tiradrittu”, suo cugino di secondo grado, e con i fratelli Domenico Leo e Giovanni Morabito, soprannominati gli “Scassaporte”. (agg. di Dario D’Angelo)



ROCCO MORABITO ARRESTATO IN BRASILE

Rocco Morabito, boss della ‘Ndrangheta presente nella lista dei dieci latitanti più pericolosi al mondo, è stato arrestato in Brasile nell’ambito di un’operazione congiunta dei carabinieri del Ros e del servizio di cooperazione internazionale di polizia, con il contributo di Dea, dell’Fbi e del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti d’America. L’uomo, ricercato dal lontano 1994, era stato inserito, come detto, nella top ten dei latitanti più temibili stilata dal Viminale e, insieme a lui, è finito in manette anche Vincenzo Pasquino, anch’egli in elenco. Morabito era inoltre al secondo posto della graduatoria dei cento latitanti più ricercati, preceduto soltanto dal capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. La sua cattura è avvenuta a Joao Pessoa, capitale dello Stato brasiliano di Paraiba. I carabinieri del Ros cercavano Rocco Morabito dal 2019, quando era riuscito nell’impresa di evadere, con altri tre prigionieri, dal terrazzo del carcere di Montevideo, in Uruguay, probabilmente per mezzo dell’aiuto di membri della famiglia Bellocco residenti proprio tra il Paese sudamericano sede del penitenziario e l’Argentina.

ARRESTATI ROCCO MORABITO E VINCENZO PASQUINO

Il boss mafioso Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino sono stati dunque arrestati in Brasile dalla polizia del Paese dell’America Latina, sostenuta dai carabinieri del Ros e dai Comandi provinciali di Torino. Morabito, esponente di spicco della cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara di Africo Nuovo (Reggio Calabria), è destinatario di numerose sentenze di condanna per reati associativi e imperniati sul traffico di sostanze stupefacenti. Infatti, nel 1992 tentò il trasporto di 592 chili di cocaina dal Brasile verso l’Italia, mentre nel 1993 organizzò un trasporto di 693 chili. Poi, l’anno successivo, con l’operazione Fortaleza venne condannato a 30 anni di carcere per associazione di tipo mafioso e traffico di droga. Rimase latitante per 23 anni, venendo imprigionato a Montevideo il 4 settembre 2017 in un’operazione eseguita dalla polizia uruguaiana insieme a un esperto per la Sicurezza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza di Buenos Aires. Tuttavia, due anni dopo riuscì a evadere, come raccontato in precedenza, rimanendo latitante fino alla data odierna. Dal canto suo, invece, Pasquino era ricercato dal gennaio 2020: affiliato alla locale di Volpiano, nel Torinese, era destinatario di misura cautelare per traffico internazionale di stupefacenti.