Lo studio de La Volta Buona quest’oggi ha accolto l’icona per antonomasia del mondo del porno: Rocco Siffredi. L’attore, produttore e regista del cinema hard è rinomato in tutto il momento per il suo grande apporto al settore e nello studio di Caterina Balivo è partito proprio da una domanda focale: “Come ci si sente ad essere Rocco Siffredi?”. “Passione, umiltà e ironia; non puoi fare il pornostar e prenderti sul serio. Oggi però sono solo produttore, non mi vedevo più a mio agio con la mia fisicità in rapporto alle ragazze sul set”. Spiega così Rocco Siffredi cosa significa oggi essere un punto cardine indiscusso del settore, aggiungendo: “Adesso ci pensano i giovani a fare il mio lavoro, ho creato l’accademia; ad un certo punto nel porno tutto finisce. De Niro e Al Pacino nel cinema sono sempre lì, nel porno però ad oggi farebbero ridere, come me…”.



Rocco Siffredi sarà presto nei teatri per uno spettacolo volto a raccontare il suo ruolo non solo dal punto di vista professionale, ma soprattutto umano. Incalzato da Caterina Balivo a proposito della possibile ‘vergogna’ di chi vorrebbe partecipare allo spettacolo, l’attore e produttore ha spiegato: “Vergogna? Questo è il problema, come se io sappia fare solo quello; arriverà anche mia moglie che farà un pezzo molto bello raccontando come si fa ad essere moglie di Rocco Siffredi”. Rocco Siffredi è poi passato ad un aneddoto a proposito proprio di sua moglie Rosa Caracciolo: “Quando mia moglie mi disse che non le piaceva fare l’amore con me? Dopo che per 28 anni fai questo tutti i giorni, un po’ di meccanicità subentra. Lei mi chiedeva tenerezza, tutto ciò che una donna può cercare. Io però ho iniziato a fare porno a 20 anni, non ho conosciuto quel lato del rapporto”.



Rocco Siffredi e il dolore per la scomparsa della madre: “Il periodo più brutto…”

I toni diventano decisamente più toccanti quando Rocco Siffredi è passato a parlare della sua famiglia, e in particolare dei genitori. “La mia famiglia si vergognava? Soprattutto uno dei miei fratelli che mi vietò di toccare i figli, mi dissero di aver infangato il nome dei Tano. Infatti al primo regista chiesi di chiamarmi Siffredi…”. Nel ‘93 però per la prima volta il papà salì con lui sul palco per ritirare l’Oscar: “Indimenticabile, il mio papà decise per la prima volta di venire set; era venuta a mancare da poco mia mamma e volevo farlo uscire un po’”.



Con difficoltà ha trattenuto le lacrime e la commozione Rocco Siffredi nel parlare invece degli ultimi mesi di vita della sua amata mamma: “…Mi sono ritrovato con lei che stava male mentre ero a Los Angeles. Ho passato due mesi in ospedale con lei, senza mai toccare l’alcol. Lei guardava la finestra e diceva: ‘Ma tu pensi che si possa fare qualcosa?’. I medici purtroppo mi dicevano che era impossibile fare qualcosa, eppure era ancora giovane”. L’attore ha poi aggiunto: “La parte più brutta è stata quando la abbracciavo e lei mi mordeva, mi graffiava, perchè non mi riconosceva…”.